Cosa si aspettano gli altri analisti nel giorno della FED?

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Dopo lo shock Evergrande e le paure di un possibile effetto Lehman Brothers cinese sui mercati, oggi le Borse puntano i fari sulla Federal Reserve. La riunione del braccio operativo, iniziata ieri, potrebbe essere quella decisiva per l’annuncio di un possibile tapering già a novembre. Ma cosa si aspettano gli altri analisti nel giorno della FED? Se alcuni credono che il cambio di rotta sia una strada praticamente obbligata per Powell e colleghi, altri, invece, ritengono che il numero uno della FED preferirà adottare ancora una politica di annunci dal tono ambiguo. Tra i primi, rientra Jamie Dimon il quale pensa che una nuova strada sulle politiche finanziarie finora adottate, sia l’unica possibile.

In particolare il CEO di JP Morgan guarda all’inflazione come un dato determinante nei prossimi mesi. Infatti sarà verso dicembre che, secondo le sue previsioni, la Banca centrale USA potrà avere un quadro più chiaro sul da farsi. Quadro che, qualora dovesse evidenziare ancora un aumento dei prezzi, non potrà far altro che suggerire che il rialzo del costo della vita non era poi così passeggero come lo stesso Powell aveva dichiarato qualche mese fa. E difatti Dimon prevede che l’inflazione continuerà ad andare avanti, anche il prossimo anno. Una stretta tra novembre e dicembre, invece, è la finestra che per gli analisti di BlackRock offre le probabilità più alte.

Cosa si aspettano gli altri analisti nel giorno della FED?

Di fatto, però, non è il tapering vero e proprio ad interessare gli osservatori. Come confermato anche da Columbia Threadneedle ad essere nel mirino degli operatori saranno le previsioni sui doto plot riguardanti i tassi di interesse a breve e sull’andamento dell’inflazione.

Per quanto riguarda l’inflazione, in particolare, gli ultimi dati pubblicati recentemente hanno finora confermato un trend rialzista. Infatti i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati del 5,3% ad agosto. Si tratta di un dato inferiore al precedente 5,4% visto a luglio ma pur sempre su livelli particolarmente alti.

Ma la FED è sotto la lente degli analisti internazionali anche per un altro motivo. Il mandato di Jerome Powell scadrà a febbraio. Questo significa che già da ora il presidente USA Joe Biden dovrà iniziare a capire cosa fare e che scegliere in caso di una sua eventuale sostituzione. In realtà si tratterebbe di un’opzione remota, però, la situazione ai vertici della Federal Reserve è più complessa del previsto.

Infatti in scadenza, per giunta anche prossima, c’è anche il mandato del vice presidente Richard Clarida previsto a gennaio. Senza contare quello del Supervisione Randal Quarles ad ottobre. Ma da AllianceBernstein non sono preoccupare da un possibile passaggio di testimone. Il turnover, anche di cariche molto importanti, non dovrebbe avere impatti immediati su una politica finanziaria della Banca centrale a stelle e strisce che, a detta di tutti, trova appoggio anche tra i vertici istituzionali.