Difficile da credere ma imparare a stare bene con noi stessi dipende anche da un’attività semplicissima come questa

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Quella di cui stiamo per parlare è una competenza che acquisiamo nei primi anni della scuola primaria e cresce insieme a noi, se le diamo questa opportunità. Si tratta dell’abilità a scrivere, narrare, sviluppare temi.

La scrittura è uno strumento di comprensione di se stessi e di ricerca di consapevolezza. Dedicarsi a essa, anche dieci minuti al giorno, o qualche ora alla settimana, attraverso un diario, un’agenda, un quaderno, può farci maturare o cambiare prospettiva sulle realtà vissute.

Più esploreremo le possibilità che ci regala la scrittura, più ci renderemo conto della sua potenza e della sua efficacia. Quindi, anche se è difficile da credere, imparare a stare bene con noi stessi dipende anche da un’attività semplicissima come questa e dai nessi che crea con la nostra parte inconscia.

Senza dubbio, infatti, la scrittura aiuta a fermarsi e ad approfondire le emozioni che ci attraversano, spesso ancora frenetiche e imbrigliate tra loro. Ci stimola a indagare ipotesi, affinare i pensieri che si nascondono l’uno dentro l’altro, a metter in evidenza le questioni in sospeso. Ci focalizza sulle urgenze affettive, esistenziali e sulle modalità di sciogliere i blocchi. Facilita a far emergere domande, a trovare pace nei nostri conflitti, a curare magoni e preoccupazioni.

Riscoprire in questo modo la connessione con l’io interiore, che conosce spesso travagli e periodi confusi, è fondamentale per trovare un’armonia sincera con noi stessi. Infondo, noi siamo la nostra storia e raccontarci chi siamo, cosa viviamo, quali emozioni proviamo diluisce e semplifica la nostra complessità di esseri umani.

Difficile da credere ma imparare a stare bene con noi stessi dipende anche da un’attività semplicissima come questa

La scrittura è un’arte e, anche se a prima vista sembra un’attività semplice, richiede tempo, quiete e riflessione. Nelle giornate indaffarate che caratterizzano le nostre settimane può diventare complicato trovare uno spazio utile a questo fine.

Per questo, sarebbe opportuno preservarsi una piccola routine, o un rituale con una candela profumata accesa, all’inizio o alla fine del giorno, o per esempio il sabato mattina. Dovremmo cercare di rimanere in stretto contatto con ciò che vogliamo esprimere, anche se ci intimorisce o non lo sappiamo ancora spiegare a parole. Inoltre, scrivere deve rappresentare un reale piacere, non un obbligo.

Chiaramente, questo processo di introspezione si realizza con lo scrivere a mano, non digitalmente. Ricordiamo che il sociologo Richard Sennett lo descrive come atto liberatorio e trasformativo, poiché la mano rafforza la mente e viceversa.

Ma cosa serve per cominciare e quali domande porsi le prime volte difronte al foglio bianco?

Scegliamo un supporto, un taccuino da un formato che ci permette di inserirlo nello zaino o nella borsa. Potremo trovare ispirazione durante una pausa pranzo o mentre siamo sull’autobus. Usiamo preferibilmente una penna morbida, scorrevole, che consenta alla mano di scrivere con scioltezza.

Le prime domande da porsi potrebbero legarsi al nostro stato emotivo attuale, per esempio “Come mi sento oggi”, o “Le cose per cui provo gratitudine”. Non dobbiamo seguire una traccia, un percorso lineare. La scrittura è un viaggio senza una mappa che ci prescrive dove andare.