Dopo i 50 anni cosa succede al nostro corpo e perché ci vediamo diversi

menopausa

Negli ultimi decenni è tornata la rivalsa degli “anta” e ormai si dice che dopo i 40 inizi una nuova vita. Forse per un fattore biologico, poiché con la medicina la longevità media si è allungata. O forse per un fattore antropologico, che ha rivisitato la scala dei nostri bisogni primari, alzando la qualità e il tenore della vita.

Qualsiasi sia il motivo, la rivalsa degli over 40 è un fenomeno sociale a tutti gli effetti e, come ogni fenomeno, ha le sue conseguenze. Vediamo, quindi, dopo i 50 anni cosa succede al nostro corpo e perché ci vediamo diversi.

Soprattutto in ambito psicologico, una persona che ha superato l’età mediamente intesa come età giovanile e si trova nella fase adulta, ha bisogno di stimoli. “Spinte” che gli consentano di accettare la fine della propria giovinezza e l’avanzare dell’età adulta, con meno rimpianti possibili. Ma se per i 40 inizia una fase di accettazione, uno dei periodi più critici nella vita di una persona sono i 50 anni.

Dopo i 50 anni cosa succede al nostro corpo e perché ci vediamo diversi

Partiamo dal presupposto che anche la concezione di giovane/adulto/anziano non è più solo un fattore biologico, ma un costrutto sociale. Non a caso ci si può sentire ancora perfettamente giovani ad una certa età o già adulti precocemente. Allora perché i 50 anni per molte persone sono un passaggio così traumatico?

Nelle donne, ad esempio, la cinquantina è l’età attorno a cui si manifesta la menopausa e il fenomeno ha ripercussioni non solo a livello organico. I costrutti sociali ormai superati che vedono la donna come madre, curatrice del focolare e della prole hanno lasciato il loro segno. Ed è così che può inconsciamente capitare che si associ il processo assolutamente biologico della menopausa ad un “venir meno nelle proprie funzioni biologiche”, che trascinano in sé anche quelle sociali.

Ma non solo, il corpo cambia e cambia anche la concezione che abbiamo di noi

Un giorno ti guardi allo specchio e sei tu, il giorno dopo non ti riconosci più. E non perché non si è più noi, ma perché forse si esprime la paura di diventare ciò che non vorremmo ancora essere. Ma se i proverbi antichi ci azzeccano sempre, è vero che “se a lungo vuoi vivere, vecchio devi diventare”. La vecchiaia per molti è intesa come una condanna. Si manifesta una paura preventiva di perdere la propria autonomia fisica e mentale e apparire meno gradevoli agli occhi degli altri ha la sua importanza in questo gioco.

I mantra che il Web ci fornisce ci consigliano sempre di “abbracciare la nostra età”, ma la verità rimane pur sempre una. Tutti abbiamo paura di invecchiare. Questa deriva dalla consapevolezza che non abbiamo il controllo del tempo. A questo si aggiungono la paura dei rimpianti, le insoddisfazioni e il timore di non avere più possibilità e modo di fare ciò che si vorrebbe fare.

Invecchiare ha ormai un’accezione negativa e sembra che questo comporti una perdita di valore all’interno della società. Conseguentemente, anche il nostro rapporto con noi stessi diventa assolutamente negativo. Le paure che proiettiamo al di fuori di noi, la perdita del controllo e la ricerca delle soluzioni migliori per bloccare il tempo ci abbrutiscono.

Ma quasi tutti, a qualsiasi età, ignorano che la concezione del nostro io, soprattutto estetico, è assolutamente diversa da come la percepiamo. La soluzione è, dunque, riprendere ad amare la vita e non la forma che assumiamo in relazione a quanto tempo siamo dentro di essa.