Pochi sanno che eliminando questa abitudine potremmo diminuire drasticamente le probabilità di sviluppare un tumore cutaneo

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Forse non molti sanno che la pelle è l’organo più esteso del nostro corpo. Dunque, non è difficile immaginare che i tumori della pelle siano piuttosto comuni. I tumori cutanei, infatti, sono tra i più diffusi in assoluto. Tra i più conosciuti tumori della pelle abbiamo i carcinomi basocellulari, i carcinomi squamocellulari e i melanomi. Non sempre si riescono a diagnosticare in tempo. Questo tipo di tumori, infatti, potrebbe non dare sintomi specifici nelle sue prime fasi. Per questo è sempre fondamentale rivolgersi al nostro medico di fiducia per qualsiasi dubbio o problema possiamo avere.

Una diagnosi tempestiva potrebbe essere risolutiva. Ma pochi sanno che eliminando questa abitudine potremmo diminuire drasticamente le probabilità di sviluppare un tumore cutaneo. Ovviamente, la prima cosa che ci viene in mente quando pensiamo ad un tumore della pelle è l’esposizione al sole. Questa risposta è vera solo in parte. È vero che una prolungata esposizione al sole potrebbe aumentare il rischio di sviluppare un tumore della pelle. Ma sono in particolare i raggi UV (ultravioletti) ad essere pericolosi.

Prendere troppo sole fa male, ormai lo sappiamo con certezza. Non solo perché può portare a scottature ed insolazioni, ma anche perché favorisce l’invecchiamento della pelle e la sottopone ad uno stress eccessivo. Inoltre, una prolungata esposizione ai raggi UV è tra i primi fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei. Questo tipo di esposizione non si verifica solo quando si prende il sole. Ma si verifica anche quando ci si sottopone ad un trattamento di abbronzatura artificiale.

Pochi sanno che eliminando questa abitudine potremmo diminuire drasticamente le probabilità di sviluppare un tumore cutaneo

Un recente studio pubblicato sulla rivista JAMA Dermatology ha provato a calcolare cosa succederebbe se in Nord America e in Europa si eliminassero definitivamente le lampade abbronzanti. Il risultato è stato un calo molto drastico nel rischio di sviluppo di tumori della pelle. In particolare, si è calcolato che eliminando lampade e trattamenti simili, nella prossima generazione under 35 ci sarebbero circa 447.000 casi in meno di melanomi e 9.7 milioni di casi in meno di altri tipi di tumori cutanei. Inoltre, si risparmierebbero circa 6 miliardi di spese mediche a carico delle assicurazioni o del Sistema Sanitario Nazionale.

L’utilizzo delle lampade iniziò a diffondersi con la falsa convinzione che iniziasse a preparare la pelle alla vera esposizione al sole evitando possibili scottature. Effettivamente questo tipo di abbronzatura potrebbe favorire la produzione di vitamina D. Ma le radiazioni UV che questi apparecchi producono sono le stesse che produce il sole, e potrebbero causare danni al DNA e aumentare il rischio di sviluppare tumori della pelle.

Nel 2016, la IARC (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha affermato che l’esposizione ai raggi UV, inclusa l’esposizione ai raggi delle lampade, potrebbe causare melanomi cutanei e carcinomi squamocellulari. Questo rischio è maggiore se l’esposizione avviene da giovani. Inoltre, non esiste un limite minimo sotto cui l’esposizione ai raggi UV diventa innocua. Così come non esiste un livello di esposizione a lampade a raggi UV che possa essere considerato sicuro.

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