È iniziato oggi il rush finale per la campagna elettorale, in vista delle elezioni comunali 2021, previste in 1.349 comuni. Il voto si terrà il 3 e 4 ottobre prossimo. Ma con date diverse in alcune aree. Si andrà al voto prima, il 19 e 20 settembre nel comune di Ayas in Valle d’Aosta. E poi dopo, il 10 ottobre nei comuni del Trentino Alto Adige ed il 10 e 11 ottobre nei comuni della Sardegna e della Sicilia. Manca poco alle elezioni comunali 2021, i partiti avviano oggi lo scontro finale. Ecco quali dichiarazioni, nella giornata odierna, hanno di fatto dato fuoco alle polveri in vista di questo importante test sul futuro dei partiti.
Lo sgambetto di Salvini, la cannonata di Conte (M5S)
Il voto della Lega, in appoggio a un emendamento sul Green Pass presentato dal partito di Giorgia Meloni, è stato un fulmine a ciel sereno che ha agitato fortemente le acque in seno alla maggioranza. Salvini ‘fa rumore’, mentre Giorgetti e Garavaglia tirano il carro di settori importanti come lo sviluppo economico e il turismo.
L’ex premier Di Maio si smarca dalle polemiche, ricordando il dietrofront dei Cinque Stelle sul tema giustizia. Ma il numero uno del Movimento, l’ex premier Giuseppe Conte, tuona senza mezzi termini. “In questi giorni la Lega ha preso tre posizioni differenti: approvazione, astensione e voto contrario. Salvini chiarisca la sua posizione. Con questo atteggiamento io non posso dire se si sta mettendo fuori dalla maggioranza. Spero proprio di no, perché questo governo di unità nazionale ha il compito di mettere in sicurezza e in ripresa l’Italia”.
Inizia un mese di ‘strappi’?
Il Leader della Lega, replicando sulla vicenda Green Pass, ha dato segno di non voler sfilare il suo partito dalla maggioranza. “Ho parlato con il premier Draghi” ha sottolineato, mostrando che ad oggi con lui gli ‘strappi’ non ci sono. Ma è immaginabile che, nelle prossime settimane, altre tensioni nella maggioranza non mancheranno. Anche se Draghi non vorrebbe, l’amplificazione delle polemiche e l’inacidimento degli animi fanno parte della tensione elettorale.
Letta e le mosse sleali
“Salvini è un alleato sleale”, protesta il numero uno del Pd, Enrico Letta. L’assist della Lega a Fratelli d’Italia, anche se l’emendamento non è passato, fa paura: perché i sondaggi di oggi danno quello della Meloni come primo partito al 21%, seguito proprio dalla Lega. Dunque, il Pd legge la mossa di Salvini non solo come un grave sgarro al patto di unità nazionale ma anche come una strizzata d’occhio, forse pretesa dall’opposizione. Un segnale necessario in vista di future alleanze. Letta ha smorzato strenuamente, in queste ore, il confronto interno nel Pd che sta covando sotto la cenere delle molte tessere perse in questi mesi. Non è un mistero per nessuno che Bonaccini e De Micheli insidiano la sua poltrona. Per dire qualcosa di utile, intelligente e moderno che catturi consensi. E faccia dimenticare il sì del Pd al rinvio del DDL Zan.
Elezioni comunali 2021, i partiti avviano oggi lo scontro finale
Letta teme, più che le sparate di Salvini, le elezioni anticipate. Un’uscita a sorpresa della Lega dal Governo, dopo le comunali e prima delle presidenziali per il Quirinale. Ma ha anche un’altra grana. C’è stato anche un voto del Pd, contro l’obbligo vaccinale. È accaduto all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, per la precisione. Il senatore Roberto Rampi ha detto sì a una risoluzione vincolante per tutti gli stati membri. Garantire che “i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno subisce pressioni politiche, sociali o di altro tipo per farsi vaccinare, se non lo desidera”. Rampi ha anche votato sì sul “garantire che nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, per possibili rischi per la salute o per non volersi vaccinare”.
Forza Italia e Italia Viva stanno alla finestra
Nello scontro sulle politiche tutti guardano con curiosità a Fratelli d’Italia e alla sua voglia di diventare, ora, una destra moderna e intelligente, invece che grintosa. La Meloni viene però vista ancora come un ‘esperimento’, dalle altre forze politiche. Comprese quelle che appaiono oggi in posizioni più sfumate. Come l’Italia Viva di Renzi, Liberi e Uguali, ma soprattutto Forza Italia. Il partito di Berlusconi, assente giustificato per malattia, sconta il mutismo di Tajani. In questi giorni parla praticamente solo il ministro Brunetta, anche se più che altro di smart working. Ma il lavoro per rinfrescare le fila è in atto ed emergono facce nuove. Anche nelle grandi città, come Milano: “Qui c’è una grande voglia di posizioni moderate e torna di moda la cultura liberale”. Parola di Giampaolo Berni Ferretti, capolista di Forza Italia in Municipio 1 a Milano.