Charlie Watts, il mitico batterista dei The Rolling Stone è morto all’età di 80 anni in un ospedale di Londra, circondato dalla sua famiglia. Poche settimane fa aveva comunicato la sua rinuncia al tour americano della band. Nel 2004 era stato curato per un cancro alla gola. Celebre per il suo virtuosismo alle percussioni, Charlie Watts era classico, riservato e impassibile. Sembrava provenire da un altro Mondo rispetto ad altri membri della band dalle personalità eccentriche e impetuose come Mick Jagger. O come Keith Richards, che nonostante la vita sregolata mostra la capacità di sopravvivere a un olocausto nucleare. La redazione Cultura di ProiezionidiBorsa lo ricorda mentre i fan prendono d’assalto lo store londinese interamente dedicato alla band.
Watts: un maestro del groove silenzioso ma ribelle e trasgressivo
Morto Charlie Watts, il mitico batterista dei Rolling Stones. Calmo e riflessivo, mai provocatorio, diplomatico e riservato, Charlie Watts, nato il 2 giugno 1941, era ancora nella classifica dei 100 migliori batteristi di sempre: il suo groove lo posizionava al 12° posto nel 2016. Entrò in The Rolling Stones nel 1963, un anno dopo la nascita della band che aveva scelto il nome ispirandosi alla famosa “Rolling Stone Blues” di Muddy Waters.
A lezione da Miles Davis e John Coltrane
Watts, ultimo dei componenti originari dei Rolling Stones, come tutti li chiamavano, era sposato dal 1964 con la pittrice e scultrice Ann Sheperd. Aveva cominciato a suonare intorno ai 17 anni ascoltando Miles Davis e John Coltrane. A 19 anni, mentre lavorava in un’agenzia pubblicitaria, iniziò a suonare nei club londinesi sotto contratto con la Blues Incorporated. Fu ingaggiato una sera da Mick Jagger e Keith Richards e non li lasciò più. Egli contribuì notevolmente a costruire, più che l’immagine della band, che comunque ha dettato le regole del jeans, il suo rock ribelle e trasgressivo.
La svolta psichedelica, ansiosa e graffiante
La stagione psichedelica degli Stones, con lo scandalo del 1967 e l’arresto dei due frontmen, coinvolge solo in parte Charlie Watts. Che dopo alcune ottime raccolte blues, inserisce un suono più ansioso e graffiante. La dipartita dal gruppo e la tragica scomparsa di Brian Jones, poi l’arrivo di Mick Taylor, segnano un nuovo passaggio per la band. “I can’t get no satisfaction”, il loro brano più conosciuto fino al 1967, lascia il posto a “Let it bleed”. La creatività musicale di Charlie Watts si rinfresca nel 1975 con l’arrivo di Ron Woody al posto di Mick Taylor. Emotional Rescue del 1980 inaugura una stagione di suoni eclettici e vivaci. I Rolling Stones divennero un’icona di stile, copiatissimi ancor oggi da chi va a caccia nel vintage della moda anni Ottanta per uno stile di sicuro impatto.
Morto Charlie Watts, il mitico batterista dei Rolling Stones
Gli anni Novanta segnati dall’abbandono di Bill Wyman non deprimono la verve dei Rolling Stones che anzi escono con ottimi album come “Vodoo Lounge” del 1994 e Bridges to Babylon del 1997. Charlie Watts guida il ritorno della band alle amate sonorità degli Anni ’70 in occasione dell’album del 2005 “A bigger bang” che ha inaugurato una serie di tour. Con la mitica tappa allo Stadio Meazza di Milano e una indimenticabile esecuzione di “White horses”. “Blue & Lonesome” è stata la sua ultima fatica, un bellissimo album per valorizzare ancora una volta il talento proprio e dei compagni, eccessivi e trasgressivi come e più di sempre.