Attenti alle favole sull’inflazione

modo di lavorare

In un editoriale del Financial Times pubblicato lo scorso 11 agosto, l’opinionista economico Chris Giles ha lanciato agli investitori un monito relativo al rischio di una errata interpretazione della recrudescenza inflazionistica che si sta verificando nell’eurozona e negli Stati Uniti dall’inizio dell’anno. Il titolo dell’editoriale, “Attenti alle favole sull’inflazione”, sintetizza molto crudamente la posizione di Giles, il quale sostiene che i mercati finanziari stiano credendo erroneamente che l’aumento dei prezzi non sarà né troppo verso l’alto, né troppo verso il basso nei prossimi anni. La realtà, chiosa Giles, è molto più complessa delle favole. Nel caso dell’inflazione, l’aumento della core inflation al +8,1% negli Stati Uniti, il livello più alto su base trimestrale registrato dal 1982, e in molti paesi dell’eurozona, dove l’aumento dei prezzi ha toccato i massimi dalla prima metà degli anni Novanta, pone seri rischi alla ripresa economica post pandemica.

La risposta portata avanti finora dai banchieri centrali di tutto il Mondo a questa vampata inflazionistica è sempre la stessa e punta sulla presunta natura “transitoria” dell’inflazione. Una transitorietà che giustificherebbe la prudenza degli stessi banchieri centrali nel ridurre gli stimoli monetari ultra espansivi intrapresi negli ultimi anni per aiutare l’economia mondiale ad uscire dalla Grande Recessione del 2008, prima, e dalla pandemia, poi.

I banchieri ritengono, infatti, che esista il rischio di togliere gli stimoli monetari troppo presto, e che questo rischio sia maggiore di quello di mantenere gli stimoli stessi più a lungo del dovuto.

Il fatto è che, sulla natura transitoria dell’attuale ondata inflazionistica, nessun economista è in grado di poter trarre delle conclusioni sicure. Certamente, sappiamo che una delle cause dell’aumento dei prezzi che stiamo osservando è da ricercarsi nel malfunzionamento della catena del valore globale, con le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime che le imprese stanno sperimentando, la scarsità delle stesse, le problematiche logistiche nelle spedizioni, soprattutto via mare, i colli di bottiglia, e altro ancora. Tutte queste inefficienze stanno rapidamente spingendo al rialzo i prezzi delle commodities e dei semilavorati. Sulla capacità del sistema di risolvere nel breve periodo questi problemi è ancora presto per poter dire qualcosa. Ragionevolmente, il ritorno a una situazione di normalità potrebbe avvenire nel 2022.

Attenti alle favole sull’inflazione

La seconda causa, questa volta potenziale, di inflazione nel medio periodo è relativa alla difficoltà nel reperire manodopera qualificata nelle principali economie occidentali. L’incapacità di riempire i milioni di posti attualmente vacanti negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’eurozona, potrebbe creare una classica spirale inflattiva da salari, considerando che molte aziende, per incentivare i lavoratori a fornire manodopera, sono costrette ad offrire salari più elevati.

Vi è poi un terzo elemento, più difficilmente identificabile nell’economia attuale ma che potrebbe essere quello che potrebbe renderebbe l’inflazione molto meno temporanea di quanto si possa pensare. Si tratta degli effetti della pandemia, che ha provocato una vera e propria rivoluzione silenziosa nel modo di lavorare, di acquistare, di risparmiare, di produrre, tanto che qualche economista parla ormai apertamente della necessità di effettuare una distinzione storica tra economia pre e post Covid.

Molti analisti stanno cercando di capire in quanto tempo l’economia mondiale tornerà ai livelli pre-Covid ma la verità è che sarà l’economia, e la società di riflesso, che non torneranno ad essere quelle pre-Covid. La crisi pandemica è stata talmente “disruptive”, come direbbero gli anglosassoni, che non è più immaginabile analizzare e misurare le grandezze economiche con gli stessi occhiali di prima. Anche la struttura della domanda e dell’offerta, e quindi dei prezzi, è stata drasticamente modificata e nessuno è ancora in grado di capire quali dinamiche porterà con sé. Anche la dinamica inflazionistica non farà eccezione a questa incertezza ed è probabile che tra qualche anno ci ritroveremo con un sistema di prezzi completamente diverso da quello al quale ci eravamo abituati prima della crisi. Una ipotesi sulla quale anche i banchieri centrali dovrebbero fare una attenta riflessione.