L’arcipelago delle Eolie è il doppio di quello che vediamo e lo Stromboli ce lo ricorda anche quest’anno con le sue recenti esplosioni. In compagnia dell’Etna, che sputa sabbia nera a tutte le ore, mentre cenere e lapilli invadono le strade creando forti disagi in alcuni Comuni catanesi.
Non c’è che dire: alcune mete di vacanza in Italia, quest’anno, sono soltanto per stomaci forti. Chi è in barca nel mare Tirreno davanti alla Calabria, solca aree dove l’acqua è calda come quella di una pentola quando è pronta per la pasta. Forse è il caso di documentarci meglio, prima di correre a vedere il fenomeno preoccupandoci solo dell’outfit marinaro. Ce ne occupiamo oggi con la Redazione Viaggi e Turismo di Proiezioni di Borsa.
Un Tirreno bollente
I vulcani in Italia, Vesuvio e Marsili a parte, sono in grande attività. Pochi sanno che i vulcani alle Eolie non sono sette ma quindici. Li hanno rilevati un paio d’anni fa nel Mar Tirreno l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV e l’AMC-CNR che hanno lavorato in tandem con l’istituto neozelandese GNS.
Fanno parte della catena vulcanica di Palinuro, che comprende dunque 15 vulcani. Metà di questi sono sommersi, ma tutti sono disposti lungo una frattura lunga 90 chilometri di lunghezza.
I volumi di magma che questi nuovi vulcani sommersi emettono sono elevati, di gran lunga superiori a quelli prodotti dal Marsili, il vulcano sottomarino più grande del Mediterraneo e dell’Europa. Il vulcano Marsili si trova a 450 metri sotto il livello del mare davanti alla costa tirrenica della Calabria e la sua ultima eruzione risale, per fortuna, al 1050 a.C.
Pochi sanno che i vulcani delle Eolie non sono sette ma quindici
Le aree idrotermali sottomarine sono sempre state poco considerate dai Governi. Eppure oltre alle acque bollenti possiedono ricchissimi depositi di manganese e ferro. Pertanto sono un serbatoio di risorse minerali straordinario e potenzialmente sfruttabile a livello economico.
Molti scienziati stanno ora studiando i processi geodinamici di queste aree. All’Università di Leeds hanno già calcolato che sfruttare l’energia di un solo vulcano sottomarino permetterebbe di riscaldare tutti gli Stati Uniti, rilevando, inoltre, che le eruzioni di rocce sono sempre accompagnate da incredibili pennacchi di acqua bollente, ricca di minerali, che proviene dal sottosuolo: un volume corrispondente a circa 40 milioni di piscine olimpioniche.