Tutti coloro che vivono in un condominio conoscono bene la durata e la portata delle assemblee. Spesso si arriva stanchi da lavoro eppure si rende necessario investire tempo ed energie in riunioni che a volte si rivelano inconcludenti.
Ad esempio, quando viene proposto un lavoro sullo stabile, allo scopo di apportare migliorie, nei condomini potrebbero serpeggiare timori e preoccupazioni per il dover sopportare i disagi connessi ai lavori di ristrutturazione. È questo il momento più temuto da tutti gli amministratori: la nascita di infinite discussioni.
Sovente, infatti, è più la parte emotiva a prendere il sopravvento e a contestare a spada tratta una questione solo per puntiglio.
Questo comportamento può però generare gravi conseguenze: si arriva ad una situazione di incertezza tale da rivolgersi al giudice.
Attenzione a non commettere mai questo errore se si vive in un condominio
Portare di fronte al giudice una problematica che ci affligge e che viola i nostri diritti è plausibile. Tuttavia ci sono, però, alcune situazioni che potrebbero essere mediate con molta più semplicità e con un po’ di sangue freddo. E sono proprio lucidità e sangue freddo a dover guidare le scelte e i giudizi relativi al condominio.
Come sancito nella sentenza n. 3363 del 2021 della Corte di Appello di Roma, quando ci si ostina a volere una ragione che non c’è è necessario pagare per ben due volte le spese.
La sentenza chiarisce, infatti, che il contestato lavoro in oggetto avrebbe fatto risparmiare, se evitato, meno di 1 euro a condomino. Mentre la persona che si è presentata nei due gradi di giudizio si è ritrovata a pagare entrambe le volte le spese.
Attenzione, quindi, a non commettere mai questo errore se si vive in un condominio per non rovinare i rapporti di buon vicinato e spendere inutilmente soldi.
È bene cercare sempre la più facile strada dell’accordo valutando con lungimiranza i lavori proposti e pianificare, di conseguenza, le proprie spese.