L’assegno di accompagnamento viene concesso dall’INPS agli invalidi in condizioni gravi di salute. Anche le condizioni psichiatriche rientrano nei problemi di salute. Ma secondo la legge quanto grave deve essere la malattia psichiatrica per avere l’assegno di accompagnamento?
Alla domanda risponde la Corte di Cassazione con l’ordinanza 15.620 del 2021.
Quali condizioni di salute servono per avere l’assegno di accompagnamento
Chi richiede questo aiuto deve essere invalido civile al 100% per problematiche fisiche o psichiche. Il risultato di queste patologie deve essere la non autosufficienza della persona.
Non essere autosufficiente significa che quel soggetto non è in grado di compiere gli atti quotidiani della vita oppure non può camminare senza l’aiuto di un accompagnatore. Per atti della vita quotidiana si intende lavarsi e vestirsi da soli, preparare e consumare i pasti in modo autonomo. Più in generali per atti della vita quotidiana si intende riuscire a fare da soli tutto quello che riguarda le esigenze minime connesse alla quotidianità.
La gravità dell’invalidità
Non è necessario che il richiedente sia completamente impossibilitato a svolgere quelle attività. È invece sufficiente che abbia delle difficoltà nel compiere quegli atti. Lo conferma la Cassazione con l’ordinanza già indicata.
La difficoltà che il soggetto incontra deve però essere evidente e seria. Non basta che egli incontri una qualche piccola difficoltà che potrebbe anche derivare dal semplice avanzare dell’età. Deve trattarsi di una difficoltà così grossa da rendere necessario l’aiuto di un’altra persona. Senza quell’aiuto lo svolgimento di quella attività diventa addirittura impossibile.
Quanto grave deve essere la malattia psichiatrica per avere l’assegno di accompagnamento?
Gli stessi criteri si applicano anche alle malattie psichiche. L’invalidità mentale deve essere tale da rendere impossibile il compimento degli atti quotidiani della vita in modo autonomo. La Corte di Cassazione si esprime anche sulla sorveglianza nell’assunzione di farmaci. Se questa sorveglianza da parte dell’accompagnatore può essere limitata ad un tempo minimo nell’arco quotidiano la Corte nega il diritto all’assegno di accompagnamento.
Invece spetta senz’altro l’accompagnamento se la malattia mentale è accompagnata da allucinazioni o si manifesta con uno stato di delirio. Deve evidentemente trattarsi di una malattia mentale piuttosto grave.