Una delle soluzioni per il collocamento in quiescenza dei risparmiatori che non possiedono una certa continuità lavorativa è la pensione con 5 anni di contributi. Questa formula prevede delle regole di accesso ben precise e considera il calcolo dell’importo mensile facendo leva sul sistema interamente contributivo. Per avere un’idea dell’importo mensile che spetterebbe in questi casi, vediamo di seguito un esempio di calcolo. Ecco quanti soldi si prendono sugli assegni delle pensioni INPS con 5 anni di contributi e quando scatta l’aumento sul conto corrente.
Chi e quando si può accedere alla pensione INPS con soli 5 anni di contributi?
Per andare in pensione con 5 anni di contributi il primo requisito che si deve rispettare è sicuramente quello anagrafico. In questo caso, infatti, il collocamento in quiescenza avviene più tardi, ossia al raggiungimento del 71° anno di età. Inoltre, questa particolare tipologia di assegno prevede l’applicazione del calcolo interamente contributivo e si rivolge ai lavoratori cosiddetti “contributivi puri”. Che significa? In sostanza, possono richiedere tale trattamento coloro che non possiedono contributi versati prima del 1° gennaio 1996 e sono iscritti all’INPS. Ebbene, una volta capito come rientrare in un simile sistema di calcolo, si è interessati a capire a quanto ammonta l’importo dell’assegno mensile di questa tipologia di pensione.
Ecco quanti soldi si prendono sugli assegni delle pensioni INPS con 5 anni di contributi e quando scatta l’aumento sul conto corrente: un esempio di calcolo
Con un montante contributivo limitato, l’importo della pensione non può aspirare a cifre soddisfacenti purtroppo. Immaginiamo il caso di un lavoratore che intenda beneficiare della pensione di vecchiaia contributiva con uno stipendio lordo di 2.500 euro al mese. Quanto gli spetterà di pensione con 5 anni di contributi? Con un simile stipendio, il lavoratore ha guadagnato in 13 mensilità 32.500 euro lordi. Di questa quota egli ha accantonato il 33%, ossia 10.725 euro annui. Se moltiplichiamo tale valore per i 5 unici anni lavorativi, otteniamo un montante pari a 53.625 euro.
Come abbiamo detto, la pensione di vecchiaia contributiva si può liquidare al 71° anno di età. Per chi ha 71 anni il coefficiente di trasformazione corrisponde al 6,466%. Questo significa che egli potrà contare su un assegno lordo annuo di 3.467 euro circa. Se dividiamo tale quota per le 13 mensilità, otteniamo un importo mensile pari a 266 euro lordi all’incirca. Un importo piuttosto modesto se si considera che non è possibile richiedere neanche l’integrazione al minimo in questi casi.
L’incremento al milione
In alcune circostanze è possibile eventualmente optare per l’incremento al milione per gli over 70. Si tratta di una particolare maggiorazione sociale che scatta per alcuni pensionati che presentano importi delle pensioni molto bassi e vivono in condizione di disagio. Questa tipologia di incremento segue regole precise di assegnazione che è bene sempre valutare caso per caso. Laddove si richieda l’incremento in favore di un trattamento previdenziale, l’importo massimo dell’integrazione non può superare i 136,44 euro mensili nel 2021. Per la richiesta dell’aumento la normativa prevede che il limite di reddito annuo non superi: 8.746,26 euro se il richiedente è single, oppure 14.459,90 euro annui se coniugato. Ecco quanti soldi si prendono sugli assegni delle pensioni INPS con 5 anni di contributi e quando scatta l’aumento sul conto corrente.
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