In quali casi e per chi il Decreto Riaperture prevede il tampone obbligatorio per spostarsi in Italia e dall’estero?

Covid

A partire dal 26 aprile, chi deve spostarsi tra Regioni di colore diverso per motivi differenti da quelli di salute, lavoro o necessità, dovrà munirsi del cosiddetto certificato verde Covid 19. Lo ha stabilito il Decreto Riaperture entrato in vigore il 22 aprile.

Tra i requisiti del predetto documento vi è la sottoposizione a un tampone, risultato negativo, nelle 48 ore antecedenti il viaggio. In quest’articolo ci chiederemo proprio: “in quali casi e per chi il decreto legge Riaperture prevede il tampone obbligatorio per spostarsi in Italia e dall’estero?”. Ebbene, dal 26 aprile al 31 luglio chi si sposta verso una Regione gialla da un’altra arancione o rossa, e viceversa, dovrà provvedere alle incombenze previste dal decreto legge indicato.

Esso prescrive che, in assenza delle comprovate ragioni che giustificano, in ogni caso, gli spostamenti, la persona che viaggia tra Regioni di colore diverso, debba possedere il pass verde. Cioè, se non ha ancora fatto il vaccino, o non ha un certificato di guarigione dall’infezione, risalente massimo ai sei mesi precedenti, dovrà fare il tampone secondo le modalità su indicate (48 ore precedenti all’arrivo). Il pass che viene rilasciato a chi risulti negativo al tampone ha una validità di 48 ore. E viene rilasciato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria, pubblica o privata, presso la quale è stato eseguito il test.

L’obbligo del tampone al rientro in Italia

Fin qui abbiamo visto in quali casi e per chi il Decreto Riaperture ha previsto il tampone obbligatorio per spostarsi in Italia. Ora vediamo cosa prevede per i rientri dall’estero.

Ebbene, il decreto ha previsto il tampone obbligatorio (molecolare o antigenico) con risultato negativo, fatto nelle 48 ore antecedenti l’arrivo. Detto obbligo è previsto per chi entra in Italia, con  provenienza dai seguenti Paesi: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco, Israele.

Tra le incombenze, per chi proviene da detti Paesi, vi è anche l’obbligo di portare con sé l’autodichiarazione. Informando del proprio ingresso in Italia il Dipartimento di Prevenzione della ASL territorialmente competente.

Inoltre, a prescindere dal tampone, è prevista comunque una quarantena di 5 giorni, al termine della quale bisogna fare un altro tampone molecolare o antigenico, anch’esso con risultato negativo.

Regole non meno rigide sono previste per chi rientri in Italia dai Paesi compresi nell’elenco D. Ovvero Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Thailandia e altri Paesi a basso rischio epidemiologico. Anche in questo caso sussiste l’obbligo di presentare il certificato di tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Oltre ad essere necessaria la quarantena di 10 giorni. Al termine della quale dovrà essere eseguito un ulteriore test, come in precedenza indicato.

Abbiamo visto, dunque, in quali casi e per chi il Decreto Riaperture prevede il tampone obbligatorio per spostarsi in Italia e dall’estero.