Si è sempre pensato che la raccomandazione ad un concorso pubblico fosse reato. Ma c’è un clamoroso caso in cui farsi raccomandare non è reato secondo la Cassazione. È sbalorditivo, ma la sentenza parla chiaro: dipende da chi proviene la segnalazione. Occorre spiegarsi meglio.
Il reato di abuso di ufficio
Questo è il reato in cui si incorre se si raccomanda qualcuno per un concorso. Ma secondo il codice penale questo reato può essere commesso solo da un appartenente alla Pubblica Amministrazione o da chi abbia un pubblico potere. Quindi se la segnalazione arriva da un soggetto privato non ci può essere reato di abuso di ufficio. In pratica se il Presidente della Regione o un Assessore segnalano qualcuno al Presidente della Commissione d’esame ci può essere reato di abuso d’ufficio. Se la stessa segnalazione arriva da un soggetto che non ha un potere politico non c’è reato.
E se il concorso lo vince proprio il segnalato?
Anche in questo tutto può risolversi in una bolla di sapone. Per esempio in un caso concreto il candidato aveva dichiarato nel CV un’attività ami svolta, solo per avere più punteggio. Era un falso, ma quando è iniziato il processo quel reato si era già prescritto.
Le eventuali responsabilità della Commissione
In futuro anche dimostrare che la Commissione giudicante ha voluto favorire qualcuno non sarà facile. In alcune sentenze di Cassazione si parla infatti di valutazione elastica. Cosa significa? Significa che il bando di concorso può stabilire criteri più o meno rigidi per attribuire i punteggi ai vari titoli del candidato. Se il bando lascia volutamente molta libertà alla Commissione sarà poi difficile individuare reati o voluti favoritismi. Se i criteri di valutazione sono a maglia larga il giudizio della Commissione sarà sostanzialmente insindacabile. E il raccomandato l’avrà fatta franca.
La riforma sui concorsi
Risale a qualche anno fa la riforma per cui si può eliminare la prova selettiva dai concorsi e sostituirla con la valutazione del CV e dei titoli. È stata presentata come norma che favorisce i candidati più anziani, altrimenti fuori dal mercato del lavoro. Ma così si penalizzano i più giovani che non possono avere un CV molto nutrito.
Quindi in questo articolo abbiamo visto qual è il clamoroso caso in cui farsi raccomandare non è reato secondo la Cassazione.