“Ragazzi, posto di blocco” è la frase più condivisa del momento, seguita ogni volta da dei luoghi specifici dove le pattuglie delle Forze dell’Ordine si appostano. I partecipanti inseriti nei gruppi social da amici e parenti ringraziano. Invece di star lì a controllare chi ci sta scrivendo, dovrebbero preoccuparsi moltissimo di quanto accade. Il perché ce lo spiegano gli Esperti di Diritto di ProiezionidiBorsa.
Il trend dei maxi-gruppi
Ecco il reato che commettiamo se decidiamo di partecipare a questo tipo di gruppi WhatsApp. Spuntano come i funghi i gruppi sui social più diffusi come WhatsApp e Telegram, partecipati da centinaia di persone, allo scopo di segnalare la presenza delle varie Forze dell’Ordine in giro per le città.
I controlli si intensificano per contenere la circolazione a fini ricreativi tra città diverse e soprattutto tra Regioni. Con particolare rilievo nelle zone rosse a causa del Covid.
Ma sono aumentati anche i controlli di mezzi pesanti che trasportano merci, deperibili e non. E anche dei camion speciali con frigoriferi e cisterne. I gruppi social sono infarciti di messaggi vocali di automobilisti e camionisti che segnalano la presenza delle pattuglie. Con indicazioni molto precise sulla posizione: foto, mappe, oppure descrizioni di esercizi commerciali vicini. Alcuni creatori di queste chat sono diventati dei veri e propri animatori della circolazione di notizie, inseriscono anche vocali riguardanti merci e locali.
Ecco il reato che commettiamo se decidiamo di partecipare a questo tipo di gruppi WhatsApp
Se abbiamo accettato di far parte di questi gruppi, anche solo per cortesia verso chi ci ha inclusi, è meglio andarsene. Il reato che commettiamo se decidiamo semplicemente di farne parte è “interruzione di pubblico servizio”, punito dall’art. 340 del codice penale con la reclusione fino a un anno.
A Canicattì in provincia di Agrigento, alcuni gruppi sono stati chiusi e i partecipanti sono stati denunciati. Come va a finire, poi? Non c’è ancora una normativa precisa in vigore sull’uso delle nuove tecnologie in questo ambito.
Dunque, qualche giudice sanziona i componenti rimarcando l’attivismo e la solidarietà fra i membri di queste chat. Altri giudici, invece, non hanno considerato un reato l’informativa di per sé sulle pattuglie. Ma, ascoltando i vocali, hanno potuto scoprire una marea di gente che si vantava di andare in giro con l’assicurazione auto o la revisione scaduta.