Mentre percepisce la NASPI può succedere che un soggetto si veda offrire un lavoro. Ecco che la domanda sorge spontanea. Chi prende la NASPI può anche lavorare? La NASPI non è altro che una diversa forma di sussidio di disoccupazione. In teoria quindi dovrebbe essere incompatibile con l’esercizio di attività lavorativa. La risposta non è sempre uguale, dipende dalla natura e dalla durata del contratto ottenuto.
La durata del nuovo contratto
Prima distinzione. Se colui che percepisce la NASPI viene assunto con un contratto superiore a 6 mesi la NASPI cessa. Se, invece, il contratto è inferiore a 6 mesi la NASPI è sospesa. Il secondo elemento da controllare è il reddito che si ottiene dal nuovo lavoro. Ecco la scaletta dei valori.
I redditi derivanti dal nuovo contratto
a) lavoro autonomo con reddito massimo di 4.800,00 euro annui: la NASPI subisce una riduzione dell’80%;
b) lavoro subordinato con reddito non superiore ad 8.000,00 euro annui: ancora riduzione della NASPI dell’80%.
Chi prende la Naspi può anche lavorare
Ovviamente sono fermi i requisiti generali necessari per poter accedere alla NASPI. Il richiedente deve aver lavorato per 30 giorni effettivi nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione. Deve anche aver versato, nei 4 anni precedenti la disoccupazione, almeno 13 settimane di contributi INPS contro la disoccupazione involontaria.
Un altro requisito fondamentale riguarda il modo e le ragioni per cui il rapporto di lavoro si è interrotto. La NASPI spetta in caso di disoccupazione involontaria. Quindi, il trattamento spetta in caso di licenziamento ma non se il lavoratore si è dimesso.
A questo principio esistono due eccezioni. È ammessa la NASPI se le dimissioni sono dipese da giusta causa. Oppure se le dimissioni sono dovute al fatto che il lavoratore si è rifiutato di trasferirsi in una sede che dista più di 50 km dalla propria residenza.