La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro prevede severe misure per garantire l’integrità psicofisica del lavoratore sul luogo di lavoro.
Questa specifica normativa è un’applicazione del principio generale del codice civile secondo cui il datore di lavoro deve adottare tutti gli accorgimenti possibili per preservare la salute del lavoratore. In caso di inosservanza di questi obblighi il datore deve risarcire i danni subiti dal dipendente.
Dunque, in quali casi specifici il lavoratore può pretendere il risarcimento per ambiente nocivo?
In particolare il lavoratore ha diritto di essere risarcito per i danni fisici o economici che subisce per effetto di incidenti sul lavoro. Il datore di lavoro è esonerato da responsabilità solo se non emergono sue omissioni in materia di sicurezza.
Per farsi un’idea dei casi concreti in cui il datore di lavoro è responsabile si può leggere l’ordinanza della Corte di Cassazione n. 23921 del 2020. L’ordinanza prende in esame il caso di malattia contratta sul luogo di lavoro.
In quali casi il lavoratore può pretendere il risarcimento per ambiente nocivo?
Intanto il datore deve obbligatoriamente nominare un medico presente nel luogo di lavoro. Anche in conseguenza di quanto stabilito dal medico deve munire i dipendenti degli obbligatori dispositivi di protezione.
Deve anche organizzare le visite mediche previste dal programma sanitario. Nonché consentire al lavoratore di prendervi parte. Le misure di prevenzione cui il datore deve adeguarsi non sono immutabili nel tempo. Al contrario, il datore deve sempre adeguare le misure di sicurezza ai mutamenti produttivi che possano influire sulla salute.
Fatte queste doverose premesse, la Corte di Cassazione afferma che la responsabilità del datore di lavoro non è un caso di responsabilità oggettiva. Quindi, il datore di lavoro, non è responsabile con certezza solo perché il lavoratore ha subito un infortunio. O ha contratto una malattia.
Perché il datore di lavoro sia responsabile occorre che abbia violato precisi obblighi di comportamento. Imposti da normative in materia di sicurezza.
Oppure deve aver violato principi generali in materia di sicurezza. Noti a tutti o derivanti da tecniche e tecnologie ormai note. E di diffuso utilizzo.
Inoltre, il fatto che non si tratti di responsabilità oggettiva, fa sì che il lavoratore debba dimostrare alcune circostanze. Per esempio, deve dimostrare che l’ambiente di lavoro era effettivamente nocivo. E anche che la malattia contratta deriva proprio da quell’ambiente insalubre.
Se non riesce a dimostrarlo il lavoratore non otterrà alcun risarcimento.