Dal MES al Recovery: ostacoli senza tregua

conte

Oggi è andato in onda, come anticipato, l’ennesimo ostacolo sulla strada del governo. Quel voto sul MES, o meglio sulla sua riforma, da condividere in sede europea, che alla Camera già rischiava di far precipitare l’esecutivo verso un punto di non ritorno.

Così non è stato e parte significativa del possibile voto dei dissenzienti pare rientrato.

Vedremo cosa succederà al Senato.

Ma intanto un altro ostacolo si para lungo il percorso di questo esecutivo, il Recovery.

Dal MES al Recovery: ostacoli senza tregua

Ma quale concreto ostacolo dovrebbe rappresentare questo fondo?

Certamente questo istituto non presenta alcune criticità tipiche del MES.

Ma le diatribe politiche non mancano neppure su questo tema, né in Europa, né in Italia.

Dello scenario europeo avevamo già parlato, a proposito della questione che collega il Recovery allo Stato di Diritto.

Ma in Italia non stanno mancando le polemiche.

Lo scenario in Italia

È in particolare Matteo Renzi ed il suo partito, Italia Viva, a non concordare su come Conte sta gestendo il dossier Recovery.

Tra le doglianze di Renzi sopratutto l’idea di una cabina di regia, che riconduce le decisioni sul Recovery ad un numero troppo limitato di soggetti, in particolare lo stesso Conte, oltre al ministro dell’economia e a quello dello sviluppo economico.

Ovviamente coadiuvati da tecnici ed esperti.

La critica si concentra soprattutto sul fatto che questa struttura rischia di esautorare una più ampia partecipazione, come quella che invece coinvolgerebbe governo e parlamento. Peraltro a fronte di decisioni sulla forma dell’organismo gestore, che pare Conte abbia ideato senza le necessarie consultazioni con gli alleati.

Si teme, in sostanza, un’eccessiva concentrazione di poteri in poche mani, peraltro per gestire cifre davvero consistenti.

Una diversa interpretazione

Una diversa interpretazione ritiene sia più probabile che Renzi intenda comunque dare il ben servito a Conte, in una fase che vede un deciso sfaldamento dei pentastellati con elezioni che si avvicinano. Insomma, il Recovery si presterebbe più a critiche strumentali, che altro, a prescindere dalla condivisione o meno di certe idee su come gestire il tutto.

Sarebbe quindi, quella del Recovery, solo una delle tante occasioni, che secondo tale analisi gli avversari di Conte potrebbero cogliere, per cambiare uno scenario politico, che a loro va sempre più stretto.

Del resto, sinora i progetti ipotizzati per impiegare le risorse di provenienza europea sono più teorici, che realistici. E neppure è certo che quei fondi giungano, anche a fronte di contrasti tra Stati membri.

Dal MES al Recovery, ostacoli senza tregua. Si avvicina lo scenario B?

Probabilmente tutto si spiega con l’allargarsi della platea di coloro che ritengono che sia errato puntare solo sulle risorse del Recovery, senza neppure ipotizzare un piano alternativo, anche a fronte di problemi sull’arrivo stesso di queste risorse.

E allora i nodi verrebbero al pettine, dovendo partiti e politici definire cosa fare in alternativa, soprattutto per far ripartire il paese.

Insomma, quel piano B di cui ho parlato diverse volte.

E a tale proposito ben sappiamo che a quel punto tutto si complicherebbe, tra sostenitori ed antagonisti del MES, tra fautori della patrimoniale e sostenitori, invece, di una decisa riduzione della pressione fiscale.

Insomma, senza Recovery i contrasti tra le diverse anime della maggioranza diverrebbero probabilmente ingestibili, e solo il Recovery potrebbe appianare, almeno in parte, tali contrasti. Tra non molto gli scenari si chiariranno, e vedremo se prevarrà la voglia di andare avanti comunque e ad ogni costo, oppure altre prospettive, come prima sostenuto dai dissenzienti pentastellati, ed attualmente soprattutto da Renzi.

Specialmente nel caso le risorse del Recovery tardassero troppo ad arrivare e a maggior ragione se non arrivassero affatto.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box“e “PLT