Biden non fermerà la crescita del settore delle Big-Tech americane. Tutto quello che c’è da sapere sulle politiche del nuovo Presidente 

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Dopo una battaglia all’ultimo colpo, Biden è stato eletto sul campo della Pennsylvania come prossimo Presidente americano. Per quanto Trump stia cercando tutti gli appigli legali per sovvertire il voto, è molto improbabile che vi riesca.

Ma quali saranno gli effetti sui mercati? E soprattutto quali saranno le conseguenze sull’unico settore che continua a crescere nonostante la crisi, quello dell’high-tech? Cerchiamo di capire perché Biden non fermerà la crescita del settore delle Big-Tech americane. Tutto quello che c’è da sapere sulle politiche del nuovo Presidente.

Il rapporto tra democratici e compagnie tecnologiche americane

La politica americana, e in particolare il Partito Democratico, hanno assunto delle posizioni molto diverse nel tempo nei confronti delle cosiddette Big-Tech. Durante il periodo Obama, compagnie come Amazon e Apple hanno vissuto un periodo d’oro con crescite annuali a doppie cifre.

Un esempio su tutti è dato da Google. La compagnia che è passata da una capitalizzazione di mercato di 200 miliardi circa nel novembre del 2008 ad una di 790 nel 2014.

Nonostante la crisi economica abbia fortemente impattato la compagnia, il periodo della presidenza Obama è stato essenziale per l’esplosione della stessa. La mancanza di regolamentazione e il sostegno dato dall’Amministrazione ha, infatti, permesso a queste compagnie di creare quelli che qualcuno chiama, al giorno d’oggi, monopoli.

Il cambio di rotta del Partito Democratico

A partire dalla seconda amministrazione Obama, e in particolare sotto la presidenza Trump, il sostegno dato dal Partito Democratico alle compagnie tecnologiche si è indebolito. Eminenti elementi della parte più a sinistra hanno, infatti, richiesto maggiori indagini sulle pratiche anti-competitive perseguite da queste compagnie. Ma non solo. Anche l’intervento dell’Antitrust.

Nel contempo l’ala più centrista del Partito Democratico, a cui sia Biden che la nuova vicepresidente Harris appartengono, è rimasta più defilata sull’argomento.

Gli stessi sottolineano, infatti, l’importanza della regolamentazione ma non arrivano tanto lontani da richiedere la scissione delle compagnie in unità più piccole.

Quale è la posizione di Biden nel settore tecnologico

Biden ha postato un tweet poche ore dopo i risultati dell’elezione sottolineando che avrebbe preso una posizione più dura nei riguardi delle Big-Tech. Ci sono poche possibilità, però, che ci saranno dei cambiamenti strutturali nella situazione americana.

I mercati lo sapevano già. Le stock dei colossi della Silicon Valley avevano chiuso in forte crescita già il 3 di novembre, presagendo la vittoria di Biden. Allo stesso tempo tutte le compagnie tecnologiche del S&P 500 avevano chiuso in forte rialzo.

Ma perché le compagnie tecnologiche confidano che il Presidente avrà una mano morbida su di loro e quali saranno i settori maggiormente impattati?

Perché Biden non fermerà la crescita del settore delle Big-Tech americane

Iniziamo a capire perché Biden non fermerà la crescita del settore delle Big-Tech americane. Tutto quello che c’è da sapere sulle politiche del nuovo Presidente. Vi sono tre fattori a cui pensare relativi alla situazione politica americana.

Prima di tutto la presidenza Biden sarà una cosiddetta presidenza debole, ossia senza il supporto di entrambe le camere americane. I Repubblicani dominano, infatti, il Senato. Vi sono buone possibilità che ogni responsabile scelto dal Presidente per presiedere i processi di antitrust contro le Big-Tech vengano rigettati dai Repubblicani.

Secondariamente lo stesso gruppo di professionisti scelti dal Presidente per risolvere la situazione suggerisce che non ci saranno grandi cambiamenti. Figurano, infatti, nel gruppo destinato all’analisi del problema delle Big-Tech ex manager d’alto livello di Google e Apple.

Infine, Biden fa parte della parte centrista del partito, più interessata a regolare che a dividere le compagnie americane. È più probabile aspettarsi delle nuove regole in ambito di contenuti. Piuttosto che una presa di posizione forte dello Stato in ambito anti-competitivo.

Quindi cosa cambierà e su cosa investire?

Detto questo, ci saranno sicuramente vincitori e vinti in questa transizione di potere. Compagnie come Facebook e Twitter possono aspettarsi delle perdite di valore e un occhio molto più vigile da parte dello Stato. I primi segnali di questa situazione si sono visti nella quotazione di Twitter tra il 29 ottobre e il 2 novembre. In questi giorni le stock della compagnia hanno perso il 20% del valore circa passando da 52,43 dollari 39,47 dollari.

I democratici non hanno, infatti, preso con filosofia la politica delle due compagnie di non contrastare il proliferare di fake news. Possibili regolamentazioni potrebbero portare ad un maggior controllo statale nell’ambito dei social media con una conseguente perdita di capitalizzazione di mercato. Chi avesse stock in tali compagnie dovrebbe stare bene all’erta e vendere le stesse prima che il loro valore cali a gennaio.

La situazione, invece, rimane rosea per le altre compagnie attive nell’ambito del tech. Queste, infatti, non vedranno grandi cambiamenti e continueranno la loro crescita.

Particolare attenzione andrebbe data al settore legato alla sostenibilità. Lo stesso continuerà a crescere. Con particolare attenzione a compagnie attive nel settore della mobilità elettrica, grazie a incentivi statali.

Stessa situazione per quanto riguarda le compagnie tecnologiche cinesi. Sulla questione il nuovo Presidente potrebbe assumere una posizione più morbida e coerente. E ciò in cambio potrebbe portare ad una “rinascita” di compagnie quali Huawei e ByteDance.