Lo sapevate che c’è una voragine nelle pensioni?

Pensioni

Come abbiamo già scritto altre volte, la previdenza costa il 17% del PIL. Lo sapevate che c’è una voragine nelle pensioni, anche per colpa di ciò? No? Bene, adesso lo sapete. Vi diamo qualche altro dato. Le pensioni, nel 2019, sono costate 7 miliardi in più dell’anno prima. Nel 2023 questa spesa supererà di poco i 302 miliardi di euro. Una cifra mostruosa. Aggravata ancor di più da Quota 100, che ha aumentato i pensionamenti anticipati. E che, fortunatamente, andrà a morire l’anno prossimo perché non sarà rinnovata.

La crescita per il pagamento delle pensioni è l’unica voce di spesa corrente che sale così tanto e così in fretta. Anche la spesa sanitaria, uno dei talloni d’Achille italiani nonostante i tanti tagli, sale solo 1/10 delle pensioni. Scendono, invece, per il triennio a venire, consumi intermedi e altre prestazioni sociali. Pure il tanto vituperato, anche da noi, monte per gli stipendi dei dipendenti pubblici salirà solo di 1/10 rispetto alla previdenza. E la crescita del PIL per i prossimi tre anni, in chiara salita post emergenza Covid, non sarà in grado di arrestare l’emorragia previdenziale. Una vera e propria voragine nelle pensioni. Creata da un’Italia che invecchia e si denatalizza.

Da parte di Confindustria e sindacati, ovviamente, posizioni opposte sul problema. La prima critica aspramente qualunque Quota 101 o simili. Anche perché sarebbe altro debito per i giovani. Che già quando andranno in pensione, se la vedranno, se la ritroveranno al 50% dell’ultimo stipendio. I secondi accusano il Governo di irrealismo. Dicendo che in realtà la spesa pensionistica è al 12% del PIL. In linea con quella degli altri Paesi europei. Qualcuno mente sapendo di mentire. Ed intanto gli italiani soffrono e si spaventano.

Lo sapevate che c’è una voragine nelle pensioni?

Come può diminuire la pressione sulle pensioni? Semplice, aumentando l’occupazione. Perché le pensioni le pagano i lavoratori con le trattenute sulla busta paga. E, quindi, più lavoratori significa più PIL, e meno pressioni sulle pensioni. In quanto aumenterebbe il numero di lavoratori rispetto ai pensionati. Mica facile, però, questa ricetta. Anzi, quasi impossibile, oggigiorno. Sia vista l’inazione attuale del Governo su questo piano, sia vista la mancata progettualità per il futuro.

Le cose miglioreranno solo tra molti anni, se lasciate a loro stesse. Nel 2045, per l’esattezza. Questo accadrà per diversi motivi. In prima istanza quando il metodo contributivo avrà completamente soppiantato quello retributivo. Poi grazie alla progressione di occupati rispetto ai pensionati a cui si faceva riferimento prima. Poi con la dipartita della generazione del baby boom post guerra. E, infine, con l’adeguamento automatico dei requisiti minimi alla speranza di vita.