Lo sapevate che c’è un lusso che non teme la crisi?

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Preferite il lusso di alta gamma o quello più accessibile? E lo sapevate che c’è un lusso che non teme la crisi? O, per essere più precisi, che l’ha retta meglio di altri? Dopo il panico dettato dall’emergenza, si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Il Covid-19 ha messo in evidenza la capacità di resilienza del lusso. Lusso che vale 115 miliardi in Italia, cioè il 6,85% del PIL. E 1.800 miliardi in Europa, cioè il 4% del PIL. I dati sono di Altagamma.

Resilienza ovviamente da vedere nell’attuale contesto di crisi. Quindi compatibilmente all’andamento del mercato. Resilienza che qualcuno ha potuto mettere in campo grazie a caratteristiche precise. Tipo attrattività dei brand,  qualità dei capi, efficace struttura operativa. E, soprattutto, ai canali di vendita online. Anche perché la psicologia ci dice che, per chi può permetterselo, quello degli articoli di lusso è ritenuto uno “shopping di conforto”. Vale a dire che comprare cose di lusso fa veramente piacere.

Lo sapevate che c’è un lusso che non teme la crisi?

Dopo il crollo verticale del secondo trimestre legato al lockdown mondiale, ci si attendono rallentamenti internazionali limitati nel settore. JPMorgan stima che le vendite di moda in Europa occidentale siano calate solo del 15% in media a luglio. Contro il -42% di maggio, per dire.

E ci sono aziende che hanno dato chiare indicazioni di ripresa. Tra queste, primeggiano Brunello Cucinelli e Salvatore Ferragamo. Che avevamo già indicato nell’articolo linkato poco prima. Il re del cashmere umbro ha stimato una seconda metà d’anno in aumento rispetto al 2019. Anno che chiuderà con un calo del giro d’affari intorno al 10%. Le attese per il 2021 sono per un incremento del 15%. Anche l’azienda di pelletteria fiorentina, dopo un calo semestrale di quasi il 50%, ha dichiarato di attendersi un quadro di mercato in progressivo miglioramento. E ha confermato gli obiettivi di medio e lungo termine.

Le incognite del settore

Le incognite non mancano, certamente. Come si evolverà la pandemia? Come finirà il braccio di ferro tra l’amministrazione Trump e il resto del mondo sui dazi sulle importazioni? LVMH ha rinunciato a Tiffany, per dire, per questo motivo. Allo stesso tempo ci sono indicazioni che lasciano ben sperare. Tra queste, soprattutto il boom dell’e-commerce. Amazon, regina indiscussa di questo business model in Occidente, ha appena lanciato dei veri e propri negozi di lusso. Messi a disposizione su invito a 150 milioni di utenti, con Oscar de la Renta come primo partner (e sponsor).

Il mercato del lusso globale online valeva 34 miliardi nel 2019. Con il 12% di persone che possono acquistarlo. Il soft luxury valeva 24 miliardi, con il 14% di potenziali clienti. Nel medio termine, cioè nei prossimi 5 anni, ci si aspetta un giro d’affari globale di 95 miliardi. Con potenziali clienti pari al 29%. A limitare la flessione del lusso concorre la ripresa cinese, il mercato principale per il settore.