Lo Stato investe male i nostri soldi e fa assistenzialismo, togliendo a chi dovrebbe far muovere l’economia. Esatto, è proprio così. Lo Stato investe male i nostri soldi, facendo un assistenzialismo deteriore. Che ha un solo scopo, quello elettorale. Come è risultato chiarissimo dai risultati delle ultime elezioni nazionali, quelle del marzo 2018. Ed è un bel problema per il Paese, perché in questo modo si sottraggono risorse preziosissime. Risorse che potrebbero essere indirizzate alla parte produttiva della nazione. Che, ovviamente, è rappresentata dalle imprese.
Perché sono proprio loro, e solo loro, che possono far uscire l’Italia dal pantano in cui è finita in questi ultimi decenni. Purtroppo ci sono due ostacoli. Un certo tipo di mentalità antiimprenditoriale e la presenza perniciosa di un certo assistenzialismo di Stato. Che impediscono qualunque ripresa reale.
Lo Stato investe male i nostri soldi e fa assistenzialismo, togliendo a chi dovrebbe far muovere l’economia
Le ultime misure importanti che l’Italia ha messo in campo sono state ad opera del precedente governo, il Conte I a matrice gialloverde. Sono ovviamente il reddito di cittadinanza e Quota 100. Due disastri annunciati. Ma che sono stati prima promessi e poi portati avanti con stoltezza degna di peggior sorte. Perché hanno inciso sul debito pubblico e sul rapporto deficit/PIL. Contribuendo a gonfiare entrambi. E sperperando miliardi su miliardi. Sperpero certificato da più studi e dai dati pratici. Solo 40.000 persone sono state assunte dopo aver ricevuto il RdC. La previsione era di 800.000. E meno della metà dei previsti è andato in pensione con Quota 100.
Soldi che, è di ogni evidenza, sarebbero stati più utili utilizzati in altro modo. Per esempio per tagliare in maniera decisa il cuneo fiscale delle imprese. Che ad oggi devono sostenere uno dei prelievi fiscali più onerosi d’Europa. Siamo al 42,9%. Ben superiore a quello tedesco. E questo fa capire molte cose. Soltanto la Francia applica più tasse di noi, sia agli individui che alle imprese. Ma lì vengono usate meglio che da noi.
Tagliare le tasse alle imprese è necessario
Solo un taglio delle tasse alle imprese può smuovere le cose in positivo. Perché migliorerebbe la loro redditività e gli metterebbe più soldi in tasca. Denaro che potrebbe essere usato per più ricerca e sviluppo. Ma, soprattutto, per assumere più personale. Perché un’azienda cresce sì migliorando e ottimizzando la produttività. Ma lo fa in maniera decisa e definitiva se e solo se può assumere ulteriore personale. Solo in quel caso, infatti, potrà consolidare i risultati acquisiti con la migliore produttività. Producendo realmente di più e creando più ricchezza.
L’Italia ha bisogno di uno svecchiamento radicale. Non solo a livello di popolazione. Cosa che purtroppo sembra proprio non avvenire, al momento. Ma soprattutto a livello di mentalità. Un retaggio assistenzialista, che ancora data post unificazione della penisola, rimane pericolosamente presente. Questo non permette lo sviluppo deciso del Sud e, anzi, favorisce nettamente la criminalità organizzata. Che chiaramente si giova di questo atteggiamento lassista dello Stato. Solo ampliare la portata lavorativa delle imprese può toglierci da questa impasse. Solo utilizzare al meglio i soldi di tasse e debito pubblico ci può salvare. Speriamo venga capito prima che sia troppo tardi.