Ma voi leggete più volentieri le buone o le cattive notizie?

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Ma voi leggete più volentieri le buone o le cattive notizie? Ormai chi ci segue da tempo sa che qui, all’Ufficio Studi di ProiezionidiBorsa, ci facciamo spesso delle domande. E cerchiamo anche delle risposte. Il più logiche possibile. Una delle più stimolanti dell’ultimo periodo è stata quella del titolo. Ma voi leggete più volentieri le buone o le cattive notizie? Vi sembra una domanda sciocca? Beh, non lo è affatto. Perché se fermiamo per strada 100 persone e glielo chiediamo a bruciapelo, la risposta è una sola. Quelle buone, naturalmente. Ed è una menzogna grande come una casa. Una bugia bella e buona. Di cui vergognarsi. Se nella società moderna, ormai, ci si può vergognare di qualcosa. Non ci credete? Continuate a leggere e ve lo dimostreremo.

E’ proprio come abbiamo detto noi. Fate la riprova. Fermate degli sconosciuti a caso. Inventatevi che state facendo un sondaggio. O parlate con qualcuno che stia leggendo un giornale al bar. Otterrete da tutti una risposta uguale. Le buone notizie, che diamine! Mentre non è affatto vero. E vi forniamo una tripla riprova.

Ma voi leggete più volentieri le buone o le cattive notizie?

Prendete un quotidiano nazionale. Leggete attentamente almeno il titolo e sottotitolo di ogni notizia. E su un foglio segnate se sia brutta o meno. Dividendo la pagina in due. Come quando da piccoli facevamo buoni e cattivi alla lavagna alle elementari. Troverete una enorme maggioranza di notizie cattive. Alcune davvero disastrose. E ne troverete anche di improbabili. Ma pur sempre negative.

Adesso guardate uno o più TG. Fate la stessa cosa. Avrete lo stesso, identico risultato. Infine, provate a parlare con qualcuno che stia leggendo il giornale al bar. Ad introdurre la questione dicendo una frase come “…certo che ci sono solo notizie negative sul giornale”. Vi farà di sì con la testa. Volete provare ad influenzarlo diversamente? Ditegli qualcosa tipo “…ha mica visto qualche notizia positiva nelle pagine del giornale?”. Avrete sempre una risposta negativa.

Non è colpa di nessuno. E’ connaturato in noi uomini cercare e discutere del negativo e non del positivo. La riprova definitiva? Incontrate un amico/a per strada. Vi salutate. Come va? Se va tutto bene, il saluto è veloce, frettoloso. Magari neanche vi fermate. Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa che non vada bene, invece, vi fermate. Fosse anche solo un dente cariato. “Raccontami un po’…”

Il bias della negatività

Questo, infatti, è un vero e proprio difetto cognitivo. Si chiama bias della negatività. Ed è la predisposizione degli individui ad essere più attenti e sensibili alla negatività. Ad essere più colpiti da eventi, informazioni, interazioni ed emozioni negative. Rispetto a quelle neutrali o positive, s’intende. E, ripetiamo, non è colpa di nessuno. Ma è connaturato con la specie umana. Lo hanno confermato, ormai da decenni, moltissimi esperimenti. Ed è stato alla base anche delle ricerche di Kahneman e Tversky. Che c’hanno vinto il Nobel per l’economia con gli studi sull’avversione alle perdite.

Adesso sapete che anche voi siete così. Ma siamo esseri senzienti. Ed anche se è innato ricordarsi e prestare maggiore attenzione alle notizie negative, è meglio orientarsi verso quelle positive. E’ un sicuro primo passo per vivere meglio. Soprattutto nell’epoca della Covid-19.