Perché bisogna evitare le polizze vita sicura e preferire un conto deposito.
Le polizze vita sicura, o a capitale garantito, sono prodotti assicurativi che spesso deludono i risparmiatori, dunque meglio evitarle. Sono proposte dalle banche ai clienti che hanno sottoscritto un fondo azionario quando le Borse volavano. Risparmiatori inesperti, che si spaventano di fronte ai primi ripiegamenti e sono in cerca di sicurezza. Questi prodotti assicurativi offrono sicurezza, ma non certo rendimenti. E presentano aspetti poco noti ai non addetti ai lavori. Ecco cosa c’è da sapere per non subire una delusione cocente, con l’aiuto degli esperti della redazione di Proiezionidiborsa.
Perché bisogna evitare le polizze vita sicura e preferire un conto deposito
Una polizza vita tradizionale è un prodotto assicurativo collegato a un fondo obbligazionario garantito. Essa prevede una gestione separata a capitale garantito, un fondo di investimento prudente. Che raccoglie i premi dei clienti e li investe in obbligazioni sicure, con lo scopo di preservarne il valore e ottenere buoni guadagni. Le gestioni separate di queste polizze vita sicura, però, sono piene di titoli di Stato italiani. Dunque, dov’è la differenza con l’acquistare da soli uno o più titoli di Stato? Che si pagano delle spese a qualcuno, per farlo. L’unico vantaggio che possiedono è la loro estraneità all’asse ereditario. Perciò, oltre ad essere impignorabili e insequestrabili, possono essere donate a chiunque.
I tre livelli di costo delle polizze vita a capitale garantito
Perché bisogna evitare le polizze a vita sicura e preferire un conto deposito. Perché una polizza di questo tipo, detta anche ramo I, è un investimento in fondi a tutti gli effetti, più che una assicurazione. Sono contratti che nascondono tre livelli di costo. Si pagano innanzitutto i caricamenti iniziali. Vale a dire che su ogni premio versato, l’intermediario che la vende riceve una commissione che varia dal 3 al 4 per cento. Se la polizza è molto vecchia, l’intermediario ha ricevuto l’8%. Se i rendimenti sono bassi, un caricamento iniziale così alto compromette di certo la redditività iniziale dell’investimento.
Costi di retrocessione e uscita, arriva il salasso
Ecco ora i costi di retrocessione. Una parte dei guadagni della gestione separata spetta alla compagnia. Si tratta di un margine compreso tra 0,60% e 1,60% all’anno. Quindi, in tempi come questi, in cui una gestione separata rende mediamente il 3%, la compagnia trattiene l’1,60% e il cliente riceve l’1,40%. A conti fatti, era meglio preferire un conto deposito? Forse. Anche perché non è finita, ci sono i costi di uscita. Svariati contratti prevedono un costo di uscita oneroso, anche se decrescente rispetto agli anni di permanenza. Tuttavia, se non si incassa la polizza, per evitare il costo di uscita, la compagnia recupera sempre sulla retrocessione annuale.