I disastri biologici che hanno alterato il corso della Storia. E’ indubbio che ci siano stati avvenimenti e situazioni che abbiano cambiato la Storia. Avvenimenti e situazioni che spesso non vengono citati nei libri. O, se lo sono, vengono presentati come aspetti marginali. Mentre invece hanno avuto importanza fondamentale. I disastri biologici che hanno alterato il corso della Storia, quella con la S maiuscola, sono tra questi. E presentano alcune costanti. Esaminiamole.
Le strategie anti-epidemiche degli Stati si ispirano al contenimento. Cordone sanitario, lazzaretto e quarantena sono vecchi imperativi permanenti di ogni approccio anti epidemia. Difatti riprodotti nell’emergenza in corso. Si pensi ai lazzaretti di Venezia nel ‘400. Che furono eretti in isole esterne per sistemarvi gli infetti. O tenere in quarantena i sospetti. Ed alle similari aree protette allestite presso i porti del Mediterraneo. Ed anche del Mare del Nord. Non a Messina, purtroppo. Dove infatti la peste nera aprì e chiuse il suo ciclo di stragi, fra il 1347 e il 1743. È legge che le epidemie viaggino clandestine lungo i circuiti commerciali. Forse La Cina avrebbe potuto tenerne conto, prima di battezzare la via della seta come “salutare”. Via commerciale dove si svolgono i traffici Cina-Africa-Europa. Non a caso battuta dal coronavirus.
I disastri biologici che hanno alterato il corso della Storia
Esiste una correlazione fra architetture del contenimento e sviluppo di moderne istituzioni dello Stato. E’ anche a partire dagli ospedali per isolare gli appestati che nasce nella Francia del Seicento lo Stato nazionale. Il caso asburgico, poi, è eclatante. La necessità di proteggersi dal morbo ottomano induce la delimitazione fortificata del confine imperiale. La frontiera militare asburgica è la massima struttura strategico-sanitaria d’ogni tempo. Si stendeva lungo 1.850 chilometri tra Adriatico e Carpazi. Ed aveva una superficie di oltre 50 mila chilometri quadri. Proteggeva l’Europa centrale dalle incursioni ottomane. E dai patogeni provenienti via terra dall’Asia. Come i lazzaretti di Venezia proteggevano dai corridoi marittimi della peste. Non possiamo misurarlo, ma l’impatto selettivo del coronavirus su forma e tono delle istituzioni è scontato.
Le epidemie cambiano i costumi. Sia individuali che collettivi. Il capro espiatorio ne è la conseguenza. Con la caccia all’untore abbiamo isterie di massa, crisi mistiche, rivolte. Sia tentazione o necessità, quando soffiano venti di epidemia l’autorità si fa più dura. Purtroppo anche nelle vecchie e funzionali democrazie liberali. Ne percepiamo qualcosa qui, adesso. Distanziamento sociale preventivo e chiusura delle frontiere. Che dividono umani e spezzano comunità. Nel farlo, inducono fratture. Che dopo l’emergenza potranno comporsi secondo moduli consueti o innovativi. Oppure dimostrarsi permanenti.
Un’altra costante storica
Dall’ottocento in poi abbiamo la stagione della guerra di massa. Le malattie infettive dilagano. Seminano il contagio molto oltre il campo di battaglia. E contribuiscono a determinare l’esito del conflitto. In età contemporanea, poi, la diffusione delle armi batteriologiche pare incontrollabile. La loro presenza, mai dimostrata, fu la cusa dell’invasione dell’Iraq nel 2002. Le tesi di cospirazioni intorno al Covid-19 abbondano, ovviamente. Sarebbe stato creato dal laboratorio di biosicurezza nazionale di Wuhan. Cinese, ma con scienziati internazionali dentro. Anche americani. E poi liberato da soldati USA durante i Campionati Mondiali Militari dell’ottobre 2019. Ovviamente resta tutto indimostrato.
Sia come sia, la Storia ha visto momenti di cambiamento dovuti alle pandemie. Da quella di Giustiniano nel 571 D.C. alla Peste Nera del 1348. Dal vaiolo nel ‘700, fortunatamente sconfitto, alla Spagnola di inizio secolo scorso. Dall’Asiatica negli anni ’50 del 1900, all’influenza di Hong Kong, all’AIDS. Anche la Covid-19 sarà così, con ogni probabilità.