Perché i titoli obbligazionari sono gioie e dolori dell’italiano medio? La risposta è piuttosto semplice, ma non immediata. Volete scoprirla? Continuate a leggere. In pochissimi minuti vi spiegheremo perché i titoli obbligazionari sono gioie e dolori dell’italiano medio.
Ci sono i titoli azionari, quelli obbligazionari
Nel campo degli investimenti ci sono diversi asset, o classi di investimenti. Ci sono i titoli azionari, quelli obbligazionari, le commodities, i derivati, il settore immobiliare, gli investimenti privati. Da sempre l’italiano medio ha preferito non tanto i titoli azionari, quanto piuttosto i titoli obbligazionari. E lo ha fatto sopra ogni altra asset class tra quelle nominate. Ma perché? Perché preferire i titoli obbligazionari rispetto a quelli azionari? O rispetto a commodities e derivati? Od ancora rispetto al real estate, cioè il settore immobiliare? E anche rispetto agli investimenti nel settore privato? La risposta è semplice ma, forse, vi coglierà di sorpresa. La certezza del rendimento e l’assenza (percepita) di rischio.
Già proprio così. Nei decenni passati l’italiano medio era assolutamente affezionato ai titoli obbligazionari emessi dallo Stato. Talmente affezionato da guadagnarsi il soprannome di “BOT people”. Ossia “la gente dei BOT“. Per chi non lo sapesse, i BOT sono i Buoni Ordinari del Tesoro. Sono titoli obbligazionari dello Stato emessi per finanziarsi a breve termine. Massimo con un anno di durata. I BTP, cioè i Buoni del Tesoro Poliennali, sono invece quei titoli obbligazionari con durate superiori. Tra di essi rientra il famoso decennale italiano. Quello che quando è messo a confronto con l’omologo tedesco, il Bund, ci dà come risultato lo spread.
Perché i titoli obbligazionari sono gioie e dolori dell’italiano medio?
Dicevamo di gioie e dolori. Gioie, quindi, perché l’italiano medio impegnava i proprio soldi, il proprio denaro, quasi esclusivamente in questi prodotti. In cambio riceveva interessi in doppia cifra. Che sono arrivati anche al 20%. Peccato che però la lira non valesse niente, e venisse continuamente svalutata. Col risultato che l’inflazione era al 22%, negli stessi anni. E quindi i rendimenti reali erano negativi per il 2%. Ma questo la gente non lo sapeva. E la banca non glielo diceva di sicuro. Per cui erano tutti contenti di investire tanti soldi in titoli che in dieci anni avrebbero reso il 20%. Ma che in realtà facevano perdere denaro in termini reali.
Ma anche dolori. Perché qualcuno sveglio c’era. Qualcuno che capiva che in dieci anni non solo non aveva guadagnato niente, ma aveva anche perso. c’era. E, piano piano, la voce si è diffusa. Anche grazie a sempre maggiore informazione finanziaria. Al contempo, il mercato si è evoluto e complicato. E, nel farlo, ha fornito molti più strumenti finanziari rispetto ai semplici titoli azionari ed obbligazionari. Che quindi sono sempre stati meno preferiti. E non solo.
Dall’adesione all’euro ad oggi
Dall’adesione all’euro ad oggi, il rendimento dei titoli di Stato è sceso a livelli molto più bassi di prima. Livelli che per il debito a breve sono stati anche negativi, qualche anno fa. E che oggi hanno portato gli ex BOT people a possedere solo il 4% delle obbligazioni emesse dallo Stato.
Ecco perché i titoli obbligazionari sono gioie e dolori per l’italiano medio. Gioie sono stati. Erano false, ma percepite come vere. Perché lo stato garantiva le obbligazioni, no? Dolori lo sono adesso. Molto reali, purtroppo, visto che al basso rendimento i titoli di Stato odierni accoppiano anche l’incertezza-Paese. Perché una volta il fallimento dell’Italia non era neanche contemplato. Oggi, invece, le cose sono parecchio cambiate.