La finanza islamica pronta a grandi investimenti in Italia

finanza islamica

Negli ultimi anni la finanza etica cristiana e la finanza islamica, ispirate a principi religiosi, sono risultate in forte crescita su tutti i mercati. La sostenibilità e il benessere sociale sono perseguiti anche dalle banche e assicurazioni etiche cattoliche e valdesi, per esempio. La finanza islamica con i suoi capisaldi – la condivisione del rischio, il divieto di finanziare alcune attività, il divieto di interessi e l’avversione alla speculazione – sta crescendo molto in Europa. Facciamo chiarezza su come e dove investirà.

La finanza islamica pronta a grandi investimenti in Italia

Anche in Italia ci sono siti immobiliari, turistici e brand del lusso in mano alla finanza islamica. La presenza di investitori musulmani nell’economia italiana è sempre più capillare. Dal settore della moda, rivoluzionato da acquisizioni roboanti, come quella di Valentino ad opera della holding del Qatar  Mayhoola. Fino a quello energetico con la presenza di Q8 e Tamoil. La maggior parte degli investimenti avviene sotto forma di partecipazioni azionarie nel capitale sociale delle aziende quotate alla Borsa di Milano. Ma quali saranno i settori più appetibili per questo tipo di investitori in Italia negli ultimi anni? Ecco come scelgono questi particolari investitori. Che non arrivano necessariamente dagli Emirati Arabi, dal Qatar o dal Medio Oriente in generale. Ma anche dal Sud Est Asiatico, Malesia e Indonesia. O dal Regno Unito, dalla Germania, dalla Francia, dagli Stati Uniti, dalla Spagna e dai Balcani.

Una finanza resistente alle crisi

La finanza islamica si caratterizza per una serie di principi che paiono renderla particolarmente resistente alle crisi finanziarie. Almeno dal punto di vista dell’esposizione a strumenti molto speculativi o fortemente dipendenti da certe attività. Non si comprano derivati e non si investe nei settori considerati haram, vietati dal Corano. Tale forma di resilienza è in parte temperata dalla maggiore esposizione ad altri comparti della economia reale.  Per esempio, il mercato immobiliare, uno dei settori preferiti dagli investitori islamici.

Regole rigide ma forte dinamismo

La finanza islamica pronta a grandi investimenti in Italia, si caratterizza per essere conforme alle regole della shari’ah. Secondo S&P (Islamic Finance Outlook 2020 Edition), oggi vale quasi 2100 miliardi e crescerà grazie a tre fattori: la standardizzazione, l’uso della tecnologia, nonché il possibile allineamento tra finanza islamica e principi di sostenibilità ambientale. L’obiettivo della finanza islamica è, fra gli altri, quello di limitare fenomeni finanziari di azzardo morale e asimmetrie informative. Per fare affari col mondo arabo bisogna conoscere le regole: per esempio no alle attività haram come il Riba, Profit Loss Sharing (PLS) si all’ investimento in attività halal.

Letteralmente il termine Riba indica incremento, eccesso e crescita. È uno dei divieti assoluti poiché non conforme a uno dei cardini importanti della fede islamica e cioè la solidarietà e l’aiuto reciproco. La finanza araba persegue la equa suddivisione di benefici e perdite. Le parti nel momento della contrattazione devono cercare di avere interessi bilanciati. Perseguendo una condivisione del rischio in modo equo, al fine di concludere un contratto giusto, esente da un eccessivo moral hazard.

Le polizze vita? Solo takaful

La condivisione del rischio si attua anche in ambito assicurativo (il modello assicurativo islamico si chiama takaful). E’prevista una condivisione del rischio tra i partecipanti al fondo comune. Che viene istituito per fare fronte ai danni recati dal verificarsi di un evento infausto. E’una mutualità, che agisce nell’ottica di aiuto reciproco. E’ vietato l’investimento in attività haram, che la fede islamica vieta esplicitamente. Tra queste il pagamento di interessi e la speculazione, la produzione e la vendita di bevande alcoliche o prodotti a base di maiale, il tabacco e l’industria delle armi. L’avversione alla speculazione può portare a preferire investimenti che sono meno lucrativi nel breve. Ma che risultano molto prudenti se visti nell’ottica di lungo periodo.   Per esempio, l’impiego di derivati non è compatibile con i principi della finanza islamica. In quanto sono caratterizzati da eccessiva incertezza (gharar) e dalla speculazione (maysir) che è vietata.