Il lavoro agile ha accentuato le disuguaglianze sociali. Lo dice uno studio curato dall’ Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. Vediamo perché lo smart working favorisce i ricchi e danneggia i poveri. In Italia secondo il report stilato dall’Inapp il lavoro agile ha avvantaggiato i lavoratori di sesso maschile con un reddito alto.
I lavoratori che svolgono attività da remoto hanno un salario più alto del 10% rispetto a chi non svolge lavoro agile. Lo smart working veste i panni di Robin Hood al contrario dal punto di vista del reddito.
Come si è svolta l’indagine
L’Inapp ha messo a confronto due banche dati. La prima Plus con all’interno 45mila lavoratori tra 18 e 74 anni. L’altra è basata sull’indagine campionaria delle professioni con 800 occupazioni italiane.
L’illusione di molti
Molti pensano che lo smart working è così come l’abbiamo conosciuto nel periodo della pandemia del coronavirus. Non c’è niente di più falso. I lavoratori hanno soltanto delocalizzato le loro mansioni dall’ufficio a casa. Lo studio inoltre ha messo in evidenza gli effetti collaterali. I lavoratori con redditi alti hanno continuato a lavorare mentre i lavoratori dedicati alla produzione e coloro che prendono di meno di stipendio hanno dovuto incrociare le braccia. Lo smart working ha così accentuando di più le disuguaglianze tra generi e lavoratori.
Quante persone hanno lavorato in smart working?
4,5 milioni di italiani hanno lavorato in smart working durante il periodo del coronavirus. In futuro non è da escludere che i lavoratori continuino ad espletare le loro funzioni in questo modo. Ma bisogna evitare di esacerbare le disuguaglianze già presenti nel nostro mercato del lavoro. Le fasce più deboli vanno aiutate e si deve fare in modo che il lavoro da remoto sia un’opportunità per tutti e non una scelta per pochi.
Chi lavora da remoto
L’Inapp ha rilevato che le professioni svolte dalle donne, dai lavoratori adulti e da quelli sposati, con un alto livello di istruzione, con contratto full-time a tempo indeterminato hanno una attitudine allo smart working. L’utilizzo del lavoro agile avviene con frequenza nei settori finanza e assicurazioni, informazione e comunicazione, noleggio e agenzie di viaggi, Pubblica amministrazione e servizi professionali. Va però sovvertito il fatto che lo smart working favorisce i ricchi e danneggia i poveri.