Più pensionati che lavoratori: la fotografia drammatica di uno Stato in difficoltà. Non ci credete? Concedeteci pochi minuti e vi faremo vedere quale è la situazione. Più pensionati che lavoratori: la fotografia drammatica di uno Stato in difficoltà
Ormai è ufficiale. Dal prossimo anno, per la prima volta, il rapporto pensionati-dipendenti potrebbe invertirsi. E potrebbe farlo nella Pubblica Amministrazione, ovviamente. Cioè chi è alle dipendenze dello Stato. E’ il ritratto ufficiale di una Nazione in declino. Una nazione che ha fatto un duplice errore. Ha subito i tagli drastici della Legge Fornero nel 2012 in prima istanza. E, molto più recentemente, ha fatto uscire a valanga i dipendenti grazie a quota 100. Non solo. Ma ha anche ridotto, al contempo, le assunzioni nel pubblico impiego. Tutto questo come risultato di una crisi economica che parte da lontano. E di una informatizzazione che comunque deve esserci. Informatizzazione che però riduce l’organico, necessariamente. Più pensionati che lavoratori: la fotografia drammatica di uno Stato in difficoltà
Più pensionati che lavoratori: la fotografia drammatica di uno Stato in difficoltà
Proprio così. Il prossimo anno ci saranno più pensionati che dipendenti pubblici. Questo anche per il continuo calo del personale. Che lo sblocco del turn over ancora non ha permesso di colmare. E si parla di un fiume di gente che è già in età pensionabile. Oltre mezzo milione ha raggiunto i 62 anni. E 200mila hanno 38 anni di servizio. Il risultato? Dal 2018 ad oggi sono andati in pensione 300mila dipendenti pubblici. Sostituiti solo da 112mila nuove assunzioni, e da 1700 precari stabilizzati. Una miseria. Che lo sblocco del turn over, con oltre 4 anni di media tra emersione del bisogno ed assunzione effettiva del personale, non sembra capace di colmare. Di questo passo ci vorranno più di 10 anni per recuperare i posti persi.
La Pubblica Amministrazione è anziana. Età media: 50,7 anni. Un sesto ha oltre 60 anni. Solo il 3% ha meno di 30 anni. La ricetta perché le cose non finiscano bene c’è tutta. Le soluzioni? Innanzitutto, immediata abolizione di quota 100. Immediata. E poi mantenimento dello smart working, con aumento contestuale delle risorse per la formazione. Investimenti che negli ultimi 10 anni si sono dimezzati. Solo riportarli ai precedenti livelli consentirebbe di migliorare la situazione in maniera sostanziale.