Il Family Act, lo strumento a sostegno delle famiglie, approvato l’11 giugno dal Consiglio dei Ministri, è oggi approdato alla Camera. Si tratta di un pacchetto di misure, voluto dal ministro delle Pari Opportunità e varato per conciliare la famiglia al lavoro. Insomma, una misura ritagliata sulle esigenze delle famiglie. La finalità è di garantire loro un sostegno nella difficile gestione del management domestico. Si ci aspetta un’approvazione parlamentare entro l’estate, affinché tutto possa essere pronto per gennaio 2021.
Focus sulle misure di sostegno alle famiglie
Il Ministro Bonetti spiega che ci sono varie opzioni, di cui alcune che arrivano a 150 euro mensili, altre a 250 euro. La somma definitiva dovrà essere fissata con il ministero dell’Economia all’interno dei decreti attuativi, dopo l’approvazione delle Camere. L’assegno sarà progressivo, commisurato al al reddito Isee, e avrà delle maggiorazioni per i figli disabili e a partire dal terzo figlio. Ma il Family Act non è fatto solo dell’assegno. Le risorse, in parte, erano state individuate, già, nell’ultima legge di bilancio, attraverso la costituzione di un fondo.
Esso sarà operativo a partire da gennaio 2021. Tuttavia, occorreranno ulteriori risorse, che saranno rintracciate nell’ambito della nuova riforma fiscale. Sul punto, il Ministro Bonetti, intervenendo in aula ha precisato: «All’interno del Family Act l’assegno unico rappresenta una colonna fondamentale ed è per questo, che abbiamo voluto accelerare il dibattito in commissione e in aula».
Lo scopo dichiarato dal Ministro sarebbe quello di far diventare le politiche famigliari non più politiche di costo ma di investimento. Questo significa che il Family Act si iscrive in un progetto più ampio finalizzato ad avviare misure a sostegno della genitorialità, del lavoro femminile delle famiglie. La medesima, aggiunge, infatti: «Solo politiche di investimento nel lavoro femminile possono avere portata significativa anche in ambito demografico». In questo senso, il problema delle famiglie sembra voglia essere affrontato in modo più concreto. E ciò, riconoscendo una volta per tutte, che se la donna in famiglia lavora, occorre un sostegno reale e più pregnante nella gestione dell’istituzione familiare.