Un focus su come tutelarsi a norma di legge dalle vendite tramite “catene di S.Antonio”. Alzi la mano chi, almeno una volta, non sia stato coinvolto da parenti o amici in una serata a “scatola chiusa”. I parenti ed amici che coinvolgono altri in tali incontri da “catena di S.Antonio”, sono per lo più in buona fede. Ciò significa quindi anche persone ignare di quanto si muova in realtà “sottotraccia” rispetto ad eventi del genere. Fenomeni, peraltro, in così rapida escalation da spingere il legislatore ad intervenire con una normativa ad hoc. Vediamo quindi di capire come tutelarsi a norma di legge dalle vendite tramite “catene di S.Antonio”.
La normativa speciale
Forse non tutti sanno che, a partire dal 2005, i sistemi di vendita piramidale o tramite “catene di S.Antonio” sono vietati dalla legge. In buona sostanza con la Legge n.173 del 17 agosto 2005 sono vietate tutte le operazioni, strutture e organizzazioni preposte al reclutamento di persone a cui si vende una posizione.
Riportando testualmente ciò che dice la legge sono cioè “vietate la promozione e la realizzazione di attività e di strutture di vendita nelle quali l’incentivo economico primario dei componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che sulla loro capacità di vendere o promuovere vendite”.
Sono del pari vietate “tutte le operazioni, piani di sviluppo, “catene di Sant’Antonio” che configurano la possibilità di guadagno atrraverso il puro e semplice reclutamento di altre persone e in cui il diritto a reclutare si trasferisce all’infinito previo il pagamento di un corrispettivo”.
Quando presumere l’esistenza di una catena contro la legge
Proseguendo nella disamina della normativa, ci sono dei campanelli d’allarme che devono far drizzare le antenne. Tra questi indichiamo ad esempio: l’obbligo ad acquistare un certo numero di prodotti senza possibilità di restituzione o rifusione del prezzo. Ma anche l’obbligo del soggetto reclutato a corrispondere, all’atto del reclutamento o come condizione di permanenza nel gruppo, somme di denaro in assenza di una reale controprestazione. Deve del pari insospettire l’obbligo di acquistare materiali anche a scopo didattico, o comunque beni o servizi.
Cosa fare per tutelarsi
In presenza di alcuna o tutte le precondizioni segnalate, è molto probabile che si sia finiti in giri loschi vietati dalla legge. Per cui trattandosi di evidenti raggiri, è bene sapere che le sanzioni previste dalla legge per chi pone in essere catene del genere sono piuttosto pesanti. Si va infatti dall’arresto dai sei mesi a un anno, con ammende che possono variare tra i 100.000 euro e i 600.000 euro.
Quindi laddove si presuma di essere vittime di raggiri, il consiglio è quello di rivolgersi immediatamente alle autorità competenti, proprio in virtù della normativa italiana esistente. In via contestuale è buona regola segnalare il fatto anche alle associazioni preposte alla tutela dei consumatori. E comunque, in linea di massima, diffidare sempre di chi promette facili e cospicui guadagni, senza chiedere alcuna competenza specifica.