Arriva la class action europea: quali settori tremano? Arriva la class action europea. Gruppi di cittadini europei potranno avviare provvedimenti giudiziari collettivi, detti class action. Questo per ottenere un risarcimento dalle imprese, se si ritengono danneggiati nei loro diritti. I negoziatori del Parlamento Europeo e del Consiglio hanno raggiunto un accordo ieri notte sulle prime regole Ue. Che introducono un modello armonizzato per l’azione in giudizio in tutti gli Stati membri a garanzia dei consumatori, Nel contempo assicurano “appropriate salvaguardie” contro le liti temerarie. La nuova legge mira anche a migliorare il funzionamento del mercato interno. Tutto ciò permetterà il potenziamento degli strumenti contro le pratiche illegali e facilitando l’accesso alla giustizia da parte dei consumatori.
Arriva la class action europea: quali settori tremano
Si tratta delle prime norme che dovrebbero superare la direttiva del 2009, ritenuta inefficace dalla Commissione che ne ha proposto la revisione. Molte imprese produttrici di beni di largo consumo tremano: la minaccia di onerose cause collettive si aggiunge all’incertezza della ripresa economica.
I settori coperti sono quelli dei servizi finanziari, protezione dei dati, viaggi e turismo, energia e telecomunicazioni, l’ambiente e la salute, e i diritti dei passeggeri del trasporto aereo e dei treni. In Italia uno dei player più agguerriti e favorevoli alla class action (per le rc auto non utilizzate, per esempio) è sicuramente il Codacons.
Il braccio di ferro con gli Stati
Il negoziato è stato fino ad ora particolarmente lungo. La causa? La difficoltà nel combinare le azioni ‘domestiche’ e quelle transnazionali, con gli Stati membri che volevano mantenere il pieno controllo delle azioni giudiziarie all’interno dei propri confini. Per altre ragioni anche l’azione di pressing delle imprese aveva rallentato la trattativa. L’accordo raggiunto dai tavoli tecnici ora dovrà essere ratificato dall’Eurocamera e dal Consiglio europeo.
A fare causa dovrà essere un’entità qualificata
La soluzione trovata prevede infatti che ciascuno Stato individui almeno un’entità qualificata (pubblica o ONG) che potrà avviare azioni collettive per conto di un gruppo di consumatori. I criteri per le azioni interne dovranno essere adeguati e coerenti con la direttiva delle azioni transfrontaliere. Gli organismi devono dimostrare di aver svolto almeno 12 mesi di attività a favore dei consumatori prima della nomina. Devono inoltre avere carattere non-profit e indipendenti da terzi coinvolti in qualche modo nei casi oggetti di ricorso.
Chi perde paga
Per bilanciare l’accesso alla giustizia per i consumatori e al tempo stesso evitare azioni legali abusive sarà valido il “principio che chi perde paga”. Un principio che garantisce che la parte sconfitta risarcisca i costi del procedimento. I tribunali nazionali potranno archiviare nella fase iniziale le azioni per manifesta infondatezza delle richieste di risarcimento. In base all’accordo raggiunto, i negoziatori suggeriscono la nomina da parte della Commissione di un mediatore europeo per i ricorsi collettivi.