Diritti economici e civili: vengono rispettati in questa fase?

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Ieri ho evidenziato, in questo mio articolo, le difficoltà che l’esecutivo incontra nel delineare concrete soluzioni ai problemi, soprattutto economici, di questa delicata fase.

Ma almeno i diritti civili vengono rispettati?

Diritti economici e civili: vengono rispettati in questa fase?

Partiamo dai diritti economici e domandiamoci quale sia la situazione reale, effettiva, che molti cittadini stanno incontrando.

L’esecutivo ha tentato di mettere in campo diverse risorse, per far fronte alla grave situazione economica, conseguente al lockdown causato dalla pandemia da coronavirus.

Parte legate all’erogazione di garanzie relative a pratiche di finanziamento creditizio, parte legate al welfare pubblico, sostanzialmente ammortizzatori sociali, come bonus e cassa integrazione nelle sue diverse forme, sia ordinaria, che in deroga.

Teoricamente, queste misure avrebbero dovuto consentire, se non proprio di risolvere completamente le problematiche economiche, almeno di alleviarle in misura considerevole.

Purtroppo i risultati ottenuti sinora sono decisamente più modesti di quanto ipotizzato.

Molti sono gli operatori economici ed i cittadini che lamentano la mancata erogazione di queste risorse.

I motivi sono molteplici. Riconducono, in parte, anche solo al cattivo o del tutto assente funzionamento delle pagine web, legate alle procedure necessarie. Parte a mancati provvedimenti degli enti interessati, come nel caso delle pratiche bancarie.

Da tale situazione è scaturita anche tutta una serie di polemiche, non ultime quelle nei confronti dell’Inps e del suo presidente Tridico.

Sicuramente qualcosa non torna, per usare un eufemismo.

Non sappiamo, al momento, se l’esecutivo abbia pensato a specifici rimedi per questo tipo di problematica, e quale piega potranno prendere gli eventi.

Non resta che augurarsi che si riesca ad intervenire, prima che l’emergenza economica si trasformi in rabbia sociale, per un verso affrontando reamente la situazione economica di tanti cittadini, per altro verso facendo quadrare i conti.

Come riuscire a farlo è stato oggetto di mie pregresse analisi, che da anni mi fanno ritenere indispensabile una completa riforma della politica monetaria praticata in sede di eurozona. Non sto in questa occasione a riprendere temi, che ci porterebbero lontani.

E i diritti economici e civili?

Oltre che per le problematiche sanitarie ed economiche, questo periodo, soprattutto nelle prime fasi, è stato caratterizzato da una situazione riconducibile ad un termine ormai conosciuto da tutti, anche se inglese: lockdown.

La sospensione o pesante limitazione di libertà fondamentali, come quella di circolazione, di assembramento, di riunione.

Da questo punto di vista, diverse limitazioni ancora caratterizzano l’attuale situazione.

Le situazioni cambiano secondo le diverse località, ma in generale ed in tutta Italia vigono tuttora diverse restrizioni.

Come l’obbligo di distanziamento sociale, di usare la mascherina in determinate situazioni, o il divieto di assistere a competizioni calcistiche.

Caso emblematico quello della partita tra Juventus e Napoli, caratterizzata da una simulazione grafica del pubblico.

La vera manifestazione pubblica la si è avuta dopo, con l’esplosione di gioia dei tifosi napoletani.

E, dunque, viene spontaneo domandarsi: ma le attuali restrizioni sono legittime? E i diritti economici e civili?

Cosa dice la legge al riguardo?

Come sempre, le questioni giuridiche possono essere diversamente interpretate. Ma ancora una volta, ad avviso del sottoscritto, una cosa è certa.

L’esecutivo potrebbe fare non poca chiarezza sulla questione.

Un aspetto di fondo, che potrebbe essere risolutivo, riconduce alla situazione di stato d’emergenza, che dovrebbe scadere a fine luglio.

Alcune libertà fondamentali, come quella di libera circolazione o di assembramento, nel nostro ordinamento costituzionale o direttamente, o in via di applicazione analogica, non paiono comprimibili in assenza di determinate situazioni. In particolare l’art. 16 della Costituzione richiama, quali motivi che giustificano la compressione di determinate libertà, quelli sanitari o di ordine pubblico. Secondo taluni giuristi, come sopra osservavo, fosse anche solo in via analogica, anche altri diritti non sarebbero comprimibili, se non giustificati da diversi motivi.

E, quindi, se lo stato emergenziale viene invece non prorogato, come sembrerebbe, si giustificano determinate limitazioni?

Sono giustificate le limitazioni?

Alcuni costituzionalisti ritengono che, in assenza di una proroga dello stato d’emergenza, sarebbero incostituzionali anche provvedimenti che implicano, ad esempio, il divieto di riunione, se non si osserva il cosiddetto distanziamento sociale.

Quindi una evidente contraddittorietà tra mancata proroga dello stato emergenziale e mantenimento di determinate restrizioni, potrebbe minare alla base la loro costituzionalità.

Tale prospettiva apre la possibile via anche a possibili ricorsi contro eventuali verbali, ricorsi nell’ambito dei quali proporre la questione di rinvio della normativa alla Corte costituzionale.

Attendiamo, quindi, che il governo faccia luce su questi aspetti, nonché in materia di provvedimenti economici, non ultima la gestione degli adempimenti da parte dell’Inps.

Vedremo se l’esecutivo saprà fornire parole di chiarezza su tali problematiche, sempre che, naturalmente, sia ancora in carica.

A tale riguardo ho infatti già espresso la condivisione dell’ipotesi che il governo possa rischiare di cadere, ed anche che gli Stati generali rappresentino un po’ un mezzo per tirare a campare.

Non resta che seguire l’evoluzione degli eventi e valutarne le conseguenze.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT