La Guardia di Finanza controlla i conti correnti di piccoli e grandi evasori

Agenzia delle Entrate

La Guardia di Finanza controlla i conti correnti di piccoli e grandi evasori passando al setaccio: versamenti, prelievi e qualsiasi movimentazioni di denaro. Come? E perché alcune operazioni sono maggiormente esposte agli accertamenti? Scopriamo insieme in che maniera.

Quali controlli può subire il risparmiatore

Il lavoro della Guardia di Finanza sul monitoraggio dei conti correnti mira a stanare eventuali frodi fiscali e reati tributari. Ecco perché, allo stato attuale, il lavoro delle fiamme gialle va a braccetto con quello dell’Agenzia delle Entrate.  Qualsiasi movimento che si ritenga sospetto non passa soltanto al vaglio del Fisco, ma subisce anche l’intervento della GdF.

Con l’approvazione del D.L. n.119 del 23 ottobre 2018, si concede alla Guardia di Finanza l’accesso ai rapporti bancari contenenti informazioni sui correntisti. In tal senso, si conferisce maggiore potere di indagine alle fiamme gialle tale da consentire l’avvio di controlli senza autorizzazione del magistrato.

Ogni anno, gli istituti di credito sono chiamati a comunicare al Fisco i dati contenuti nella cosiddetta Anagrafe dei conti correnti. Si tratta di un archivio telematico attraverso il quale è possibile conoscere le ricchezze di ciascun risparmiatore su cui è possibile eseguire gli accertamenti.

Cosa si rischia quando la Guardia di Finanza opera degli accertamenti

La Guardia di Finanza controlla i conti correnti di piccoli e grandi evasori. Utilizzando l’Anagrafe dei conti correnti la Guardia di Finanza, congiuntamente all’ausilio del Fisco, riesce a stanare i movimenti sospetti sul conto corrente. Il contrasto all’evasione fiscale e al reato di riciclaggio è il filo rosso che collega tutte queste operazioni di verifica.

In tale maniera, si procede ad un lavoro sinergico che determina delle pesanti conseguenze sui cattivi pagatori e i mancati contribuenti. Infatti, i dati che la Guardia di Finanza raccoglie vengono comunicati all’Agenzia delle Entrate che li valuta con attenzione. Da qui, poi, partono eventuali avvisi di accertamento e di recupero a tassazione delle somme che il contribuente ha sottratto al pagamento. Grazie all’anagrafe dei conti bancari la GdF e l’AdE possono risalire anche ad eventuali depositi di redditi non dichiarati. In tal caso, il contribuente verrebbe incastrato da alcuni elementi indicati qui.

Quando si è chiamati a giustificare una operazione ritenuta sospetta, è bene sempre munirsi di prove che giustifichino la stessa dimostrandone la liceità.