Chiamatelo come vi pare. Tentativo di rilancio dell’azione di governo, o solo tentativo di prendere tempo. Gli Stati generali dell’economia, di cui ci siamo già occupati qui, sono diversamente interpretati, dai diversi soggetti chiamati a prenderne parte, e da chi svolge analisi, economiche e politologiche, su questa iniziativa.
Dopo alcuni giorni di riunioni, possiamo svolgere diverse considerazioni, soprattutto con un intento, che va al di là di questa iniziativa.
Più che considerare l’evento in quanto tale, a mio avviso è importante capire cosa si profili all’orizzonte di questo governo, e quindi, in tale contesto, gli Stati generali si prestano soprattutto ad una sostanziale dicotomia di significati.
Stati generali: prendere tempo o rilancio effettivo?
La parte più critica degli osservatori riconduce questa esperienza, anche per richiamo storico, ad una stretta analogia a quei casi in cui, in Francia, la monarchia non sapeva bene che pesci pigliare. Ed ecco che, ritenendo che non restasse che imporre seri sacrifici, convocava gli Stati generali.
Insomma, una sorta quasi di mal celata resa di fronte ad una ineluttabilità degli eventi.
In questo caso, si tratterebbe dell’estremo tentativo di Conte di far sopravvivere ad ogni costo maggioranza ed esecutivo, per evitare la quasi scontata alternativa, cioè lo scioglimento delle camere e le elezioni anticipate.
E, come diceva Andreotti, con un detto che resterà nella memoria storica di questo paese, pur sempre meglio tirare a campare, che tirare le cuoia.
E’ certamente vero, ma la situazione potrebbe divenire davvero complicata.
Vedremo in un successivo paragrafo perché.
Una parte degli osservatori non concorda, invece, con questa visione, e ritiene che si stiano producendo o che si potrebbero produrre davvero risultati rilevanti per il nostro paese.
E, quindi, ancora una volta, ecco la vexata quaestio.
Stati generali: prendere tempo o rilancio effettivo?
Il quadro politico ed economico
Ad avviso del sottoscritto, i fatti paiono fare prevalere la tesi del prendere tempo.
Intendiamoci. Non nego che qualche idea, qualche ipotesi interessante questo esecutivo possa trovarla, anche grazie ai suggerimenti di soggetti o parti sociali, come tali estranei alla compagine governativa.
Ma non pare che stiano emergendo chissà quali soluzioni, tali da giustificare questa iniziativa. Qualcosa di così eclatante e risolutivo per i problemi italiani, da poter dire: ci volevano proprio, questi Stati generali, se questo è il risultato.
Anzi, mi viene spontaneo affermare esattamente il contrario. Sempre ferma restando la possibilità di improvvise intuizioni.
D’altra parte, esistono molteplici indizi, che fanno propendere per la tesi da me condivisa, quella del prendere tempo.
Vediamoli.
Sfilacciamento del quadro economico
Che il quadro economico italiano, a prescindere dall’andamento dei mercati finanziari, risenta di una pesante situazione, non devo certo stare a dimostrarlo.
I dati che stanno uscendo in questi giorni lo confermano senza tema di smentite.
Del resto, se la situazione fosse diversa, anche l’UE non avrebbe certo pensato né ad una sospensione dei parametri di Maastricht, né ad un piano di risorse da destinare in modo cospicuo all’Italia.
E di qui la prima emergenza di Conte, quella economica.
Il premier sa che non può sbagliare bersaglio, quello di convincere l’UE ad accordarci quei fondi.
Ma di qui un grave pericolo di sfilacciamento anche del quadro politico.
Il quadro politico: scenari e prospettive
Collegato strettamente allo scenario economico, quello politico.
E’ soprattutto in situazioni di difficoltà, che tendono maggiormente ad emergere divergenze e contrapposizioni in seno anche alle maggioranze governative. Il rischio di una difficile tenuta del quadro sociale ed economico, comporta anche che le visioni di possibili soluzioni siano tutt’altro che unitarie. E, quindi, ecco emergere le divergenze su come usare i fondi UE, ma anche solo se usare certi fondi o meno, all’insegna, ad esempio, del Mes si o Mes no.
Per non parlare di questioni, di cui forse neppure si osa parlare pubblicamente più di tanto, dal prelievo sui conti, alla patrimoniale.
E’ quindi chiaro che, in una situazione già pesantemente condizionata da divergenze di questo tipo, le forze centripete tendano a prevalere sulle spinte rispetto alle possibili convergenze.
Ed ecco emergere, non a caso, ulteriori divisioni.
In questi giorni, in particolare, stiamo assistendo ad una netta contrapposizione anche all’interno di quello che possiamo considerare il maggior azionista dell’attuale maggioranza di governo. Il movimento 5 stelle.
Di qui la contrapposizione tra un Di Battista, che incarna l’anima di lotta del movimento, e le posizioni più filogovernative di un Grillo, ma anche della componente maggioritaria del partito. Ma anche il fatto che la posizione maggiormente filogovernativa sia ancora maggioritaria, è comunque tutto da vedere. Non a caso Di Battista propone un congresso, che dovrebbe avere la funzione di conta dei voti. Il tutto condito da posizioni che spingono apertamente per una scissione, come quelle di Paragone, a favore di un nuovo movimento, che riprenda le posizioni anti UE e barricadere degli inizi.
Sullo sfondo, intanto, un clima di sospetti e di scandali, come quello relativo a presunti fondi provenienti dal Sudamerica.
Ma, per usare un altro famoso detto, se Sparta piange, Atene non ride.
Non stiamo infatti notando nessuno, in questa maggioranza, che attualmente sia veramente convinto di andare ancora avanti.
Certo, si va avanti, ma pare più una tendenza dettata da una forza d’inerzia, che da un sincero convincimento a favore di Conte e di questo esecutivo.
Gli altri partiti, non solo Italia viva, sinora il più critico, ma in buona parte anche il PD, sono divisi tra esponenti che vorrebbero continuare questa esperienza ed altri, che staccherebbero volentieri la spina.
E poi, riconosciamolo francamente. Non è mai sbocciata una vera concordia, una tendenza a future alleanze strategiche tra i principali azionisti di questa maggioranza, 5 stelle e PD.
Forse anche per tale motivo la situazione, come vociferano i rumors di questo periodo, potrebbe indurre lo stesso Conte a varare un proprio movimento autonomo dalle forze sinora schierate al suo fianco.
Anche se precedenti esperienze in tal senso, da quella di Dini a quella di Monti, non hanno avuto molta fortuna.
Vedremo cosa deciderà Conte
Ma il paese, lo vogliamo ribadire a chiarissime lettere, non può attendere.
Forse chi ha meglio compreso questa situazione, anche per viverla maggiormente in prima persona, è Bonomi, che invita il governo a non tirarla per le lunghe.
La mia posizione è nota. Eviti, questo esecutivo, di fare danni, come quelli che deriverebbero da misure recessive, come la patrimoniale o altre analoghe.
E la storia ci viene ancora una volta in soccorso. Mi riferisco, in questo caso, all’esperienza spagnola.
Stati generali: prendere tempo o rilancio effettivo? Non va infatti dimenticato che uno dei periodi di maggior crescita economica, fu quello in cui la Spagna rimase senza governo. Probabilmente a dimostrazione che è preferibile non avere nessun governo politicamente in carica, piuttosto che un governo che tiri a campare (Andreotti non me ne voglia), o che, peggio ancora, commetta errori clamorosi, come il varo di misure economiche recessive.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT”