Un vademecum per capire come si fa a non pagare il secondo semestre per il Canone RAI
Il tanto odiato “canone Rai”, in tempi di campagne elettorali, reputato un anacronistico balzello per fare cassa, è ancora vivo e vegeto. E fa sentire il suo peso a fine anno, indipendentemente che si sia patiti o meno della cosiddetta televisione di Stato. Infatti il nome è già di per sé fuorviante. Vale a dire che la Rai non c’entra più quasi nulla, trattandosi di una mera tassa di possesso su apparecchi televisivi. Quindi toccherà pagare il canone anche se in casa si è semplicemente detentori di un vecchio apparecchio televisivo funzionante, frutto di un’eredità e di mero significato affettivo.
Cosa comporta l’inserimento del Canone direttamente in bolletta
Questa cosa reputata, dai più, una vera e propria ingiustizia, ha fatto sì che nel tempo il canone si aggiudicasse persino il primato di tassa più evasa dagli italiani. Così hanno pensato “bene” di correre ai ripari. Per cui, a partire da luglio 2016 il canone Rai, che piaccia o meno, è sbarcato nelle bollette dell’energia elettrica. Un “trasloco” che trasferisce sugli utenti varie incombenze tra oneri e responsabilità. Quindi meglio stare all’erta per evitare di pagare il non dovuto.
Presupposti e termini di pagamento
Come poc’anzi anticipato, il presupposto per il pagamento del “canone Rai” è la mera detenzione di un apparecchio televisivo, da qui la locuzione: tassa di possesso. Quindi una realtà che può non avere nulla a che fare con il titolo di proprietà. E’ infatti detentore anche chi occasionalmente si ritrova in casa un apparecchio televisivo. Brutta storia eh?!
Quanto invece all’addebito diretto in bolletta, funziona così. Il pagamento di 90 euro annuali avviene in via contestuale a quello dei consumi di energia elettrica. La somma non viene però addebitata in un’unica soluzione, ma suddivisa in dieci rate mensili da gennaio a ottobre.
Come si fa a non pagare il secondo semestre per il Canone Rai: tempistiche
Da quanto sopra esposto, si deduce che il ragionamento che sta a monte di tutto è la presunzione di almeno un apparecchio televesivo in ogni casa dove sia attiva un’utenza elettrica. Laddove però ciò non sia vero, sono state previste delle procedure che consentono di evitare il pagamento. L’importante è che però si rientri in determinate fasce temporali.
Se quindi non si è fatto in tempo ad ottenere l’esenzione dal pagamento per il primo semestre dell’anno, è bene sapere che ci sono ancora dei “tempi supplementari” fino al 30 giugno. La legge infatti ammette autodichiarazioni da parte dei contribuenti, a condizione che siano presentate dall’1 febbraio al 30 giugno. Ciò esonererà dall’obbligo di pagamento per il secondo semestre dello stesso anno.
Come si fa a non pagare il secondo semestre per il Canone Rai: modalità
I contribuenti, titolari di un’utenza elettrica per uso domestico residenziale, per evitare l’addebito del canone TV in bolletta, hanno l’onere di presentare un’autodichiarazione. La realtà che si andrà a rappresentare è che in nessuna delle abitazioni dove è attivata l’utenza elettrica è presente un apparecchio tv, sia proprio, che di un componente della famiglia anagrafica. Per facilitare l’adempimento è disponibile on line un apposito modellino scaricabile qui.
A chi si deve indirizzare la dichiarazione sostitutiva
Il modello di dichiarazione sostitutiva può essere presentato in due modi alternativamente validi, tanto dal contribuente che dall’erede. La prima consiste nell’andare direttamente sul web tramite l’apposita applicazione dell’Agenzia delle Entrate, utilizzando le credenziali Fisconline o Entratel, oppure tramite gli intermediari abilitati.
La seconda, più tradizionale, consiste nell’inviare il modello, compilato, datato e sottoscritto, e al quale andrà aggiunta copia di un valido documento di riconoscimento, tramite raccomandata “SENZA BUSTA”. L’indirizzo a cui fare riferimento è: Agenzia delle entrate – Direzione Provinciale I di Torino – Ufficio Canone TV – Casella postale 22 – 10121 Torino.
La procedura “senza busta”
Capito bene? L’invio che costerà i soldi della raccomandata, per essere valido, dovrà essere fatto senza busta. Un retaggio culturale non si sa bene di cosa, ma tant’è. Per cui niente panico, basterà recarsi all’ufficio postale dove saranno gli addetti allo sportello a provvedere a sigillare il plico, spesso facendo appello ad un foglio di carta in più. Una volta chiuso, si procederà con l’intestazione e il “gioco” è fatto. Un ultimo ammonimento: queste dichiarazioni sostitutive hanno validità annuale. Quindi anno nuovo, dichiarazione nuova!