Affrontare i mercati con i titoli dei beni di consumo. Prima di tutto, chiariamo cosa siano, perché spesso sono gli stessi risparmiatori che, se gli si chiede a bruciapelo cosa siano, spesso non sanno ben definirlo.
I beni di consumo “sono beni economici in grado di soddisfare un particolare bisogno delle persone. I beni di consumo possono essere utilizzati immediatamente, in modo diretto e senza alcuna trasformazione, nel momento in cui sono offerti al consumatore.” Sono detti beni diretti, in quanto non richiedono alcuna trasformazione per soddisfare il bisogno umano. Questi beni diretti sono acquistati principalmente dai consumatori e dalle famiglie per il soddisfacimento dei bisogni. Alcuni esempi di beni di consumo sono il cibo, i vestiti, gli elettrodomestici, ecc. I beni di consumo sono un aspetto fondamentale delle società contemporanee, le quali basano l’intero sistema economico sul consumismo. La domanda dei beni di consumo alimenta la produzione degli stessi e, indirettamente, consente la distribuzione dei salari alle famiglie dei lavoratori-consumatori.
Da questa definizione e da questi approfondimenti è evidente la loro importanza per la società moderna. I beni di consumo sono importanti anche per le Borse, e sono ancor oggi uno dei settori con alcuni dei titoli a maggiore capitalizzazione. Cosa significa affrontare i mercati con i beni di consumo? Significa investire in tutti quei titoli azionari che dipendono, per la loro vendita, dagli umori dei consumatori, che possono essere oltremodo volatili. Di contro, quando una marca si ritaglia il proprio spazio all’interno del proprio mercato, facendosi apprezzare, può persino rafforzarsi nel corso del tempo, fino ad assumere anche un ruolo di “prodotto di culto”. E’ il caso di Coca-Cola, Apple, Nike, Adidas, Swatch, Harley-Davidson ed altri. Vale la pena, quindi, affrontare i mercati con i titoli dei beni di consumo?
Affrontare i mercati con i titoli dei beni di consumo
Non tutti i beni di consumo assurgono a diventare prodotti di culto, ovviamente. Molti rimangono nell’ombra. Sono venduti, ovviamente, magari anche parecchio, ma non come quelli di culto. Altri, invece, non hanno successo, e magari scompaiono, o restano in una nicchia, ad uso esclusivo di un gruppo di aficionados. Finché convengono, ovviamente, sennò vengono cancellati senza pietà se non sono almeno in pareggio come vendite.
Abbiamo quindi provato a concentrarci sui beni di consumo italiani, i cui titoli azionari siano quotati sulla Borsa nostrana. Ma siccome sono svariati decine, per decidere quali siano quelli su cui valga la pena concentrarci (ed eventualmente investire), abbiamo fatto una scrematura applicando diversi criteri. Per primo, un P/E (rapporto prezzo/utili) inferiore a 15. Poi, un rendimento dei dividendi entro il 5%, che è ben sostenibile. Sempre in questo campo, abbiamo cercato una media di rendita dei dividendi che fosse entro il 10% l’anno, anch’essa sostenibile. Ed un tasso di crescita dei dividendi stessi entro il 25%, niente di troppo faticoso. L’ultimo criterio di valutazione è stato un EPS (ricavi/azioni) positivo, entro 5.
Questo ha lasciato 5 titoli soltanto: Brembo, CIR, B&C Speakers, La Doria e Valsoia. Di questi, dall’inizio della crisi, La Doria (MIL:LD) è addirittura in positivo di quasi il 10%. Gli altri sono sotto, ma Valsoia ha perso molto meno degli altri, ed anche CIR è sopra al FTSEMIB (che ha perso più del 33% da allora, rialzo compreso), anche se di poco. Tirate tutte le somme, i titoli dei beni di consumo sono titoli azionari di prodotti che tutti consumano. Il trucco, a ben vedere, è scegliere quelle aziende i cui prodotti abbiano o un vantaggio competitivo sugli altri o riescano ad essere così apprezzati da sbaragliare comunque la concorrenza