Ai tempi del Covid-19 il numero di furti, scippi e rapine è drasticamente crollato. Tutti erano a casa, anche i malintenzionati di turno che ad andare a zonzo non ci pensavano: sarebbe stato come un costituirsi. Quindi alla domanda su quante armi ci sono in Italia ai tempi del Covid possiamo rispondere pochissime, perché siamo tutti tranquilli? Niente di più sbagliato.
Com’è la situazione sicurezza in Italia?
Aldilà del periodo Covid-19, i numeri forniti dal Viminale parlano di un continuo e costante trend in discesa in tema di omicidi, stupri e rapine. La figura in basso è
stata elaborata da Eurostat e pubblicata nel 2019. I dati attengono al 2017 ma danno perfettamente bene l’idea di come il paese sia “più sicuro” sul fronte omicidi e rispetto ad altre nazioni. Il tasso nello Stivale era di 0,6 persone morte per mano altrui ogni 100.000 abitanti. Invece l’Italia “primeggia” nel numero di furti di auto. Aumentano infine i casi di aggressioni contro le donne, specie quelle condotte tra le mura domestiche.
Quante sono le armi possedute dagli italiani?
E vediamo allora di capire quante armi ci sono in Italia ai tempi del Covid. Il numero preciso non esiste, anzitutto perché quelle “con matricola abrasa” in possesso della criminalità non entrano nei conteggi. Ai dati del luglio 2018 (i più recenti disponibili) i detentori della licenza di porto d’armi erano 1.315.700. A cui vanno aggiunti tutti i militari arruolati nei vari corpi (carabinieri, polizia, etc), nel complesso altre 500mila unità. Anche sulla base di questi dati si stimano tra i 6 e i 10 milioni di armi possedute dai civili italiani (fonte: S. Iannaccone, “Sotto tiro”, 2020). Un’altra autorevole fonte di settore, lo Small Arms Survey, ha stimato circa 8,6 milioni di armi (legali e illegali) detenute dai civili nel 2017. Che sommate a quelle dei militari portano il saldo a circa 10 milioni di armi nelle case degli italiani.
L’industria delle armi
Al netto delle considerazioni, è oggettivo che si tratti di numeri impressionante. Meglio sarebbe dire sproporzionato in rapporto al numero di fatti delittuosi poi realmente commessi nel Paese. La faccenda è tuttavia spinosa, perché ruota attorno a tre soggetti. Ossia il diritto all’incolumità personale, il diritto alla sicurezza di chi invece le armi non le detiene, gli affari e gli interessi dell’industria delle armi. Che comunque da stabilmente posti di lavoro e tanti stipendi a migliaia di italiani.
L’evidente “paradosso” di certe norme
Forse che non sia possibile garantire la quadra tra i tre interessi contrapposti? Non spetta a noi rispondere. Certo, alcune norme richiamano da sole le attenzioni di tutti, esperti e non del settore.
Il grosso delle novità in materia fu introdotto col dl 104, pubblicato il 10.08.2018 in GU, che recepiva la direttiva europea 853/2017. Le norme attuali statuiscono che una volta ottenuta la licenza di porto d’armi si possono tenere in casa più armi. Per la precisione: fino a 3 armi da sparo, 12 armi ad uso sportivo, 8 armi antiche o artistiche. E poi ancora fucili e carabine e ovviamente le munizioni.
Ci esimiamo da qualunque forma di commento. Tuttavia, al netto dei punti di vista, “forse” la quantità consentita è esagerata per quella che, in definitiva, dovrebbe essere solo difesa personale.