Germania-Italia: un ribaltamento della situazione?

Italia e Germania

Nell’articolo di ieri ho evidenziato come la scorsa settimana vi siano state importanti conferme della mia interpretazione della questione legale, relativa alla sentenza della consulta tedesca sul ricorso in materia di QE.

Ma gli sviluppi di tale situazione potrebbero non arrestarsi qui e, quindi, forse potremmo addirittura vedere, nei rapporti Germania-Italia, un ribaltamento della situazione?

Vediamo cosa è successo sulla questione Germania-Italia.

Come ricorderete, sino a qualche tempo fa, era sempre l’Italia una osservata speciale, sotto il profilo dei ratios finanziari, come debito/pil, ed a rischio di procedura d’infrazione attivata dalla commissione europea.

Ora potrebbe verificarsi il contrario.

Ieri la presidente della commissione UE, ha chiaramente detto che la Germania potrebbe essere a rischio di procedura d’infrazione.

Non stupiamoci, tutto perfettamente coerente e legale, dal punto di vista del diritto comunitario.

Ma come mai la Von der Leyen si è espressa in questo nodo?

Brevi cenni su procedura d’infrazione e casi cui si applica

A proposito di Germania-Italia, senza dilungarmi in eccessivi tecnicismi, va ricordato che in seno alla Unione Europea, una procedura d’infrazione contro singoli stati membri può essere avviata, non solo per violazione degli oramai arcinoti parametri finanziari.

Ma anche in altri due casi.

Quando la normativa di un paese non si adegua al diritto comunitario.

Oppure (e sarebbe questo il caso) quando viene violato da uno stato il diritto comunitario.

In tutti questi casi, si parte con una intimazione al paese di provvedere a correggere la situazione.

Poi se si insiste, da parte dello stato, nei suoi errori, la cosa passa alla corte di giustizia, che potrebbe comminare una sanzione economica, in caso di condanna.

Se poi non si paga entro un certo termine, seguono ulteriori aggravi, di tipo finanziario.

Germania-Italia: un ribaltamento della situazione?

Ma è proprio così?

Questa domanda in effetti ha due significati:

la Germania ha effettivamente violato il diritto europeo?

La sanzione sarebbe effettiva?

Quando ci occupiamo di questioni giuridiche, dobbiamo sempre considerare sia quel che in una determinata materia prevede il diritto che la regola, sia quel che non è previsto, quel che una normativa non dice.

Pertanto, quanto alla violazione dell’ordinamento europeo, è indubbio che la corte costituzionale tedesca, organo dello stato tedesco, il diritto comunitario l’abbia violato, eccome.

La corte di giustizia, unica deputata ad applicare il diritto nelle materie che le competono, ha detto a chiare lettere di essere unica destinataria della competenza giurisdizionale, che invece la corte tedesca si è illegalmente attribuita.

Sarebbe come se in Italia un giudice di pace civile emettesse una sentenza in materia di omicidio, la cui competenza appartiene invece alle corti d’assise, commettendo un errore, e ritenendosi competente, perché un magistrato della procura, un po’ distratto, si è rivolto a lui.

Errore abbastanza madornale, se proprio vogliamo dirla tutta.

Ma la sanzione, se inflitta, sarebbe obbligatoria?

Questo è un aspetto spesso sottaciuto (forse perché non ci si è accorti del medesimo). Le norme europee non prevedono un organo competente ad applicare una fase esecutiva contro lo stato che eventualmente non adempia alla sanzione, una volta comminata.

Manca la previsione di una vera e propria fase esecutiva, e quindi, in sostanza, neppure la condanna contro lo stato sarebbe cogente.

Ma rimarrebbe quanto meno l’onta di essere stati condannati in sede europea.

Le conseguenze sarebbero più che altro inerenti ai rapporti politici, se la sanzione non viene pagata.

Sotto tale profilo, è evidente che la Von der Leyen, pur lei stessa tedesca ed appartenente allo stesso partito della Merkel, ha voluto apparire imparziale.

Del resto, non poteva far finta di niente, tanto macroscopica è stata la violazione legale commessa dalla consulta tedesca.

Almeno, per un po’, non sarà solo l’Italia a dover essere considerata sempre responsabile di qualcosa che non va, in sede europea.

Anche i tedeschi sbagliano, e viene infatti da pensare che anche il verdetto costituzionale sia stato dettato più da valutazioni politiche, che strettamente giuridiche.

E’ un bene per l’Italia, ma anche per l’Europa, che certe situazioni non siano passate sotto silenzio. Occasione, peraltro, per ribadire certi fondamentali principi giudici, che con il verdetto costituzionale rischiavano di essere sovvertiti.

La Germania e qualsiasi altro stato europeo che intendesse seguirne l’esempio sono avvisati.

Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT