Cosa è la tassa patrimoniale per il coronavirus?

Cosa  più della tassa patrimoniale potrebbe compromettere il sonno e la serenità dei risparmiatori italiani in tempi di coronavirus?  La probabilità di cadere sotto la scure dell’imposta patrimoniale inocula il veleno della paura nei titolari di conto corrente bancario. Al timore di prelievi forzosi che potrebbero cadere come pioggia scrosciante e senza preavviso si aggiunge il moto di ribellione dei risparmiatori. Chi è abituato a non dilapidare i propri introiti e ad accantonarli di sicuro non può che insorgere contro l’eventualità che venga intaccato il patrimonio di cui dispone.

I contribuenti meno giovani avranno già sentito ventilare l’ipotesi di un’imposta patrimoniale nei decenni precedenti perché non si tratta di una tassa inedita. Nella storica notte fra il 9 e il 10 luglio del 1992 il Decreto Legge n. 333 applicò “un’imposta straordinaria sull’ammontare dei depositi bancari, postale e presso istituti e sezioni per il credito a medio termine”. Dal momento che si profila il rischio, benché in realtà remoto, che ciò si ripeta conviene capire cosa è la tassa patrimoniale per il coronavirus.

Cosa è la tassa patrimoniale per il coronavirus?

Il suddetto Decreto n. 333 del 1992 ha riguardato “Misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica”. Ciò spiega il timore che si approdi a disposizioni governative simili proprio a causa dell’emergenza sanitaria ed economica che il coronavirus sta provocando.

Le casse statali italiane si stanno progressivamente prosciugando per supportare economicamente le sorti di moltissime famiglie italiane che richiedono sussidi e agevolazioni. Per rimpinguare le riserve finanziarie il Governo potrebbe in ultima istanza far leva sui patrimoni che i cittadini benestanti detengono.

La tassa patrimoniale individua un’imposta dal carattere straordinario che grava  non già sui redditi percepiti da prestazioni professionali. Come si può intuire dalla denominazione si tratta piuttosto di un onere che colpisce il patrimonio, ovvero l’ammontare complessivo di beni mobili e immobili. L’eventuale applicazione dell’imposta patrimoniale prescinde pertanto dall’importo della retribuzione lavorativa del contribuente e inerisce unicamente il patrimonio.

Ai contribuenti più accorti non sarà sfuggito che nel nostro sistema di tassazione esistono già ben due imposte patrimoniali. L’una coincide con l’Imu e esercita pressione fiscale sul possesso di immobili e strutture altre rispetto all’abitazione principale. L’altra patrimoniale cade come lama di ghigliottina sul capo dei correntisti con cadenza mensile e coincide con l’imposta di bollo sui conti corrente.