L’attuale fase di crisi economica sta costringendo gli Stati dell’Eurozona a mettere mano al portafoglio per risollevare le economie nazionali. Come? Spesso emettendo nuovi titoli di debito pubblico, cha vanno ad aggiungersi ai precedenti. Ma alla luce del declassamento sul debito pubblico italiano, ad opera di Fitch qualche giorno fa, ci si chiede: ma chi acquista? Rispondiamo allora al quesito parlando appunto di debito pubblico, Italia declassata e BCE: chi compra i nostri bond governativi?
Lo status quo
I discorsi sul debito pubblico ormai occupano gran parte dello spazio economico sociale: dalla tv ai social, sia tra amici che tra illustri economisti. Non per morbosità di gusti, ma perché la faccenda riguarda tutti; del resto è “pubblico” per definizione. Per dicembre 2020 l’Italia avrà (dati Def, 2020) un debito/Pil pari al 155,7% (stimato al 152,7% per il 2021) e un deficit superiore al 10% del Pil. Per l’anno a venire il Pil è stimato al +4,7% (e un’inflazione all’1,7%), mentre per quello in corso è dato in discesa dell’8%. Uno scenario non roseo, quindi, che potrebbe peggiorare se il Covid-19 da qui a fine anno non dovesse mollare la presa. Di certo c’è che le conseguenze per il sistema-Paese saranno pesanti.
Debito pubblico e declassamento
Gli aspetti principali che interessano il debito pubblico sono in prima battuta il suo ammontare (in valore assoluto) e gli interessi corrisposti. Perché se è vero che ricorrere a indebitarsi non è un problema in via di principio ciò che preoccupa è poi quando quel saldo (negativo) sale e gli interessi pure (anche per via dello spread). Ecco allora che anche un minimo ritocco di rating all’ingiù ci espone al doppio rischio di veder assottigliarsi il novero dei compratori e di dover pagare più interessi. Drenando in tal modo risorse del Paese che magari potrebbero essere destinate a scuole, ricerca, taglio del cuneo fiscale, investimenti in infrastrutture, etc.
Chi compra maggiormente i nostri bond?
Secondo i dati resi noti stamattina dalla BCE, è proprio l’Istituto di Francoforte il 1° acquirente ad aprile dei titoli pubblici italiani. A leggere i numeri, poco più del 40% dei €26,8 miliardi di titoli comprati dalla BCE è stato destinato all’Italia, seguita a ruota dalla Francia (31%). Lo strumento usato è stato ovviamente il c.d. programma Pspp (Public Sector Purchase Programme, il programma di acquisto di debito per l’emergenza pandemica). E secondo gli analisti il forte flusso di acquisti della BCE continuerà anche nel caso in cui il rating dell’Italia dovesse essere tagliato al livello junk da tutte e quattro le agenzie di rating.
Debito pubblico, Italia declassata e BCE: chi compra i nostri bond governativi?
Gli importi degli acquisti mostrano dunque per intero lo sforzo fatto dalla BCE a sostegno dei governi che hanno elevati debiti e la crisi economica indotta dal Covid-19. Del resto gli acquisti di aprile costituiscono forti deviazioni rispetto alle quote per Paesi che avrebbe invece dovuto seguire la BCE. Cioè? Secondo le quote stabilite in tempi non sospetti, infatti, gli acquisti dalla Francia e dall’Italia sarebbero dovuti essere pari solo al 21% e al 17%, da quando la Grecia ne è stata esclusa (in quanto non usufruisce più del Pspp). In tal modo si comprende meglio l’opera “salvifica” della Banca Centrale Europea. La BCE infine si è detta del tutto pronta ad aumentare le dimensioni del Pepp per il tempo e nella misura necessaria alla circostanza.