La crisi economica generata dal Covid-19 si è trasformata in crisi di liquidità per tante migliaia di piccole ditte, che da due mesi non fatturano e non incassano. Ma intanto prelevano (nel migliore dei casi) o corrono in banca a fare la domanda per il famoso prestito da €25.000. Arriverà per tutti? Gli esperti sollevano dubbi giacché per essi i prestiti garantiti dallo Stato un imprenditore su tre non prenderà i soldi. Perché? La ragione è tecnica e cerchiamo di comprenderla a dovere.
Le aziende “in bonis” e quelle no
Purtroppo infatti non tutte le aziende richiedenti il prestito garantito possono accedere a quel fondo. Ma solo quelle che fino alla data del 31 gennaio 2020 risultavano rientranti nella categoria dette “in bonis”. Che vuol dire? Ossia aziende in grado di onorare i debiti contratti (commerciali e/o finanziari, è uguale) secondo le scadenze prestabilite. Tradotto vuol dire che all’incirca un terzo dei richiedenti sarà tagliato fuori dalla domanda e non riceverà quanto sperava di ricevere.
A sostenerlo è stata anche la deputata di Forza Italia, Claudia Porchetto, dottore commercialista di professione e quindi esperta ed autorevole conoscitrice dell’universo aziendale. È chiaro che dal possibile rifiuto in poi della pratica ogni imprenditore si regolerà di conseguenza e seconda delle proprie possibilità. Per cui non è da escludere a priori che ci sarà anche chi non ce la farà e sarà costretto a gettare la spugna. Del resto ieri c’è stato già il primo profit warning 2020 da parte di Unicredit .
La macchina delle pratiche è a pieno regime
Intanto la macchina operativa delle banche da questo lunedì è entrata in funzione a pieni regimi. Accoglimento delle domande (specie per i prestiti fino a €25.000), esame delle stesse e loro invio al Fondo di Garanzia: sembrerebbe – a prima vista – tutto ok. Perché infatti qualche commento polemico in questi giorni c’è stato tanto dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, quanto dal fronte dei sindacati dei bancari (Fabi in testa). Cosa lamentavano? L’eccessiva burocrazia, le lungaggini degli adempimenti, malgrado gli sforzi fatti da tutti gli attori in campo. E che, a finale, porta ad evadere definitivamente le domande non nel giro di ore ma di più giorni. Anche di una/due settimane nei casi estremi.
Le difficoltà riscontrate
In condizioni normali tutto sarebbe filato liscio come l’olio. L’attuale situazione però non lo è. Nei primi due giorni sono già giunte 100.000 domande, una cifra monstre di pratiche che richiedono energie e tempo a iosa per smaltirle. A questo dettaglio non da poco, si aggiunga il fatto che ogni istituto ha poi metodologie operative interne tutte sue per smaltite le pratiche.
Oltre al fatto che magari ogni banca procede alla richiesta di garanzie personali (degli imprenditori o dei soci di una srl) completamente diverse tra loro. Pur in presenza di un Fondo di garanzia (centrale, certo ed univoco per tutti) quale interfaccia unico per tutti gli istituti. Tutto ciò non muta la sostanza per cui dei prestiti garantiti dallo Stato, un imprenditore su tre non prenderà i soldi.