L’Arbitro per le controversie finanziarie, istituito da Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa), ha preso il via dal 2017. Dopo tre anni di operatività sono state tirate le somme su quante liti pendono tra risparmiatori e intermediari. In questo lasso di tempo sono arrivati 5800 ricorsi per la risoluzione stragiudiziale delle controversie tra risparmiatori e intermediari. L’organo deputato a dare ragione da una parte e torto dall’altra è riuscito a risolvere 4mila procedimenti e ne restano altri 1800. Nei tre anni sono stati riconosciuti risarcimenti per 55 milioni.
Nessuno si aspettava tanti ricorsi
Quando fu istituito l’organo, le previsioni iniziali di controversie erano delle metà dei ricorsi effettivamente presi in considerazione. Un motivo per il quale i ricorsi sono raddoppiati c’è e fanno capo ai tempi di Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Popolare di Bari, quando gli azionisti in modo massiccio chiesero l’intervento dell’Arbitrato. In quel periodo i ricorsi presentati all’Arbitro per le controversie finanziarie pesavano solo per questa vicenda per il 40%. In media vengono presentati 140 ricorsi al mese per dare un dato di quante liti pendono tra risparmiatori e intermediari in periodi normali.
Chi ricorre all’arbitrato
Sono gli uomini a ricorrere di più all’arbitrato ma questo dato è comunque condizionato dal fatto che sono loro che si interessano di più a pratiche finanziarie. Analizzando sempre la situazione al 2019 si nota che sono gli uomini tra i 45 e i 74 anni a ricorrere di più, seguiti poi dagli over 75. Gran parte dei risparmiatori preferisce farsi assistere da un esperto. La materia è ostica e non si vuole correre rischio di fare passi falsi mettendo a repentaglio anzitempo la tutela dei propri diritti. Le richieste nel 2019 di arbitrato sono aumentate nel Sud Italia rispetto a Nord e Centro Italia.
Chi ha i soldi in Italia
Questo dato di chi ricorre di più all’arbitrato fa emergere una fotografia di chi ha più ricchezza finanziaria in Italia. Gli anziani hanno più soldi rispetto ai giovani, con quest’ultimi con scarsa capacità di produrre risparmio pensando al loro futuro.