In questi giorni se ne sentono di tutti i colori. Ma quali sono le statistiche e verità sulla crisi?
Questo articolo è una sorta di prontuario per meglio comprendere alcuni punti controversi, a partire da una scarsa ed errata comunicazione di meccanismi economici e dei decreti governativi.
Dove porterà i mercati e l’economia la crisi attuale?
Ma procediamo per gradi, avvalendoci della seguente scaletta:
- I diversi tipi di crisi
- Come funzionano le politiche monetarie e perché il denaro è legato al debito
- Rottura di importanti supporti e perché in questo tipo di crisi le politiche monetarie possono fare poco
- La verità sui decreti governativi.
I diversi tipi di crisi
Una crisi economica può essere di 3 tipi: finanziaria, della domanda, dell’offerta.
Crisi finanziaria: siamo in un’economia rialzista, con domanda stabile o crescente e con una offerta che soddisfa la domanda di mercato.
Ma, per qualche motivo, le aziende che hanno debiti, in tutto o in parte, non sono in grado di sostenere il peso del debito che devono accollarsi, per stare in piedi e proseguire la loro attività.
Si sono indebitate troppo e il peso di questo debito le fa collassare.
Come nella crisi della Lehman Brothers.
Crisi dell’offerta: nonostante una domanda costante o in crescita, le aziende non sono in grado di soddisfare la domanda, potendo produrre meno servizi o beni rispetto alle quantità richieste.
Invece, nella crisi da domanda, è questa ad essere carente, in quanto minore rispetto al lato dell’offerta.
Questo che tipo di crisi è? Dove porterà i mercati e l’economia la crisi attuale?
Certamente, non si tratta di crisi finanziaria, perché non è sotto il lato del debito e dei tassi che le aziende erano messe male.
Almeno non in generale, ed a prescindere, ovviamente, dalla specifica situazione di singole imprese.
Si tratta di una crisi che, a seguito del Covid 19, ha investito domanda ed offerta contemporaneamente.
Se sono i contatti tra persone ad essere ostacolati, intanto sul lato dell’offerta risulta in parte compromessa la capacità produttiva.
Non sempre è possibile il cosiddetto lavoro da casa.
Certamente non è possibile nel caso di produzioni specialistiche ed accentrate in stabilimenti che, per motivi organizzativi e strutturali, non possono osservare le prescrizioni sanitarie.
Ma si tratta anche di crisi della domanda.
Il timore di contagio, unitamente a misure restrittive, ostacola la richiesta di beni o servizi, a partire da quelli connessi a spostamenti e tempo libero, come viaggi e vacanze, ma non solo.
Questo tipo di crisi ingenera anche un altro problema.
Anche in caso di ritorno della domanda, se poi risulta compromesso il lato dell’offerta, è ovvio che il problema resta.
Se esiste una certa domanda di nuovi veicoli, ad esempio, o di pezzi di ricambio, e l’offerta è insufficiente, comunque avremo un’economia non in grado di funzionare correttamente.
Non dobbiamo infatti dimenticare che l’economia non riguarda solo il denaro.
Ma il concreto soddisfacimento di varie esigenze, come quella di spostarsi, di avere mezzi di sostentamento, come il cibo, e via di questo passo.
Una situazione in cui crisi economica significa anche crisi sociale.
Politiche monetarie e fiscali
A prescindere dalla querelle, più che altro nominalistica, se si tratti di misure di politica monetaria o fiscale, stiamo comunque assistendo a misure di tipo espansivo, come l’epicopter money o la decisione di ieri della BCE.
Ma come funzionano le misure espansive?
E’ utile un breve riepilogo di quanto successo in passato sino ai giorni nostri.
Gli antichi sovrani battevano, cioè coniavano monete di valore intrinseco, in quanto realizzate con metalli preziosi.
Questo tipo di produzione monetaria fu sostituito da banconote, convertibili in oro o altri metalli.
Ma cosa successe con la fine della convertibilità aurea?
Ovviamente il denaro non aveva più un intrinseco valore, e quindi fu sostituito dal controvalore, a prezzi correnti, dei prodotti o servizi realizzati in uno stato, controvalore diviso il quantitativo di moneta circolante.
Ma in questo modo si temeva che si creasse eccessiva inflazione, se la creazione di nuova moneta avveniva ad un ritmo superiore alla creazione di beni e servizi.
Di qui l’idea di collegare la creazione monetaria ad emissione di titoli di stato, come se il titolo di stato avesse un controvalore intrinseco, atto a sostenere il valore della moneta.
Ma non era vero, dato che a sua volta un titolo di stato dà diritto ad ottenere non un intrinseco valore, costituito da metallo prezioso o da beni o servizi, ma pur sempre altro denaro.
Ma di qui, comunque, adottate le nuove procedure di emissione di moneta, la necessità di coprire la produzione monetaria con debito.
Fin tanto che una banca centrale lo deve sottoscrivere in fase di emissione, su richiesta del ministero dell’economia, il debito può essere contenuto, perché la banca centrale lo acquista a tassi inferiori a quelli di mercato.
Ma in caso di divorzio tra ministero dell’economia e banca centrale (in Italia risale agli anni ottanta), allora il debito deve necessariamente essere sottoscritto dal mercato. Da cui tassi decisamente più elevati, e causa non ultima della sua espansione.
Fatta questa necessaria premessa, occorre dire che sostenere, ad esempio da parte della BCE, la quotazione di titoli, tramite operazioni non in fase di emissione, può avere influenza sui tassi, ma comunque una nuova emissione di denaro, in forma di debito concesso agli stati, deve trovare acquirenti sul mercato.
Non è quindi una garanzia di copertura finanziaria, come non lo è il non considerare questo debito nel conteggio delle regole europee del debito.
Sempre di debito si tratta, e non sarà sufficiente quello emesso in questa fase.
Ne occorrerebbe altro per le fasi post immediata emergenza.
La vera soluzione sarebbe ritornare ad uno stato che sia padrone del denaro stampato, e non debba indebitarsi, e questo risolverebbe il problema del debito.
Se poi qualcuno obiettasse che si rischia inflazione, basterebbe contingentarne la produzione in relazione al quantitativo di moneta già circolante. Consentendo produzioni maggiori in caso di particolari situazioni, come quella attualmente in corso.
L’abbandono della connessione con titoli del debito non sarebbe un argomento a favore del metodo attuale di creazione di base monetaria, dal momento che anche i titoli di stato sono moneta.
Occorre anche dire che probabilmente anche la creazione di nuova moneta servirebbe solo parzialmente.
Il denaro non può sopperire in tutto e per tutto al timore legato alle attività di compravendita di beni e servizi.
Se si ha paura ad entrare in un esercizio commerciale o se esiste un rischio nel produrre quello che eventuali clienti, una volta superati certi timori, domanderebbero, a seguito di rischio, presunto o reale, di contagio, la crisi permane in una delle sue componenti, fosse anche solo il lato dell’offerta.
Le misure relative ad un nuovo QE sono quindi di tipo finanziario. Ma non sono risolutive di una crisi da domanda ed offerta.
I mercati rimbalzeranno, probabilmente, è logico, dopo l’intervento della BCE
Tassi inferiori portano ad un ampliamento del fair value e ad una correlata diminuzione di una eventuale quotazione a premio.
Ma questo non impatta in modo sostanziale sulla contrazione dell’economia nel suo complesso.
Non a caso, l’opinione di S&P è che già ci si trovi in fase recessiva negli USA.
E in accordo con tale opinione, riscontriamo quella di diversi analisti ed economisti, come Mickey Levy, ex dirigente di Bank of America: «l’economia statunitense è in recessione» e «avremo una dura contrazione dell’attività economica e del Pil nella prima metà dell’anno, con un calo del -4,5% nel primo trimestre e dell’11,7% nel secondo».
Mi pare che più chiaro di così, non avrebbe potuto essere.
Insomma, a ragione possiamo dire che certe proiezioni, come quelle basate sulla curva dei rendimenti, in particolare quella statunitense, hanno colto nel segno.
Certo, non si tratta di una sfera di cristallo, ma la crisi è stata correttamente prevista.
Rottura di importanti supporti e perché in questo tipo di crisi le politiche monetarie possono fare poco
I perché di una certa inefficacia delle politiche fiscali e monetarie trovano risposta in quello che abbiamo detto nel precedente paragrafo e, forse anche per questo motivo, i mercati ormai sono impostati nettamente al ribasso.
Certo, questo non esclude fasi correttive, anche di una certa consistenza, ma i segnali negativi continuano a moltiplicarsi.
Dinamiche dello S&P 500
Come quello sullo S&P 500, cioè la rottura ribassista del canale di lungo termine. Occorrerebbe almeno una chiusura mensile di conferma, ma già abbiamo visto che sono presenti altri segnali in pregresse analisi.
Di seguito il grafico a barre mensili dello S & P 500.
Comunque occorre anche osservare che un ribasso di una certa entità era nelle cose, da un punto di vista statistico, anche a prescindere dal coronavirus.
Ad esempio, considerando il ciclo decennale, che inizia con l’anno 1 di ogni decennio e termina con l’anno zero, a partire dal 1900, cioè 1901-1910, 1911-1920 etc., in ogni decennio è stato presente, rispetto al massimo precedentemente raggiunto, un ribasso di almeno il 20 per cento.
E sinora, prima del ribasso in atto, ancora non s’era verificato nel decennio in corso.
Era quindi nella statistica delle cose un ribasso almeno di tale entità.
Dove porterà i mercati e l’economia la crisi attuale?
Verità sui decreti governativi
Non starò ad esaminare nel dettaglio tutti i vari provvedimenti economici, adottati nell’ultimo decreto.
Occorre però dire che diverse misure non vanno nella direzione, tanto sbandierata nelle comunicazioni ufficiali.
Certi aiuti economici vengono limitati in base a parametri quantitativi delle aziende interessate.
Sotto il profilo fiscale, è stato previsto un periodo di sospensione di decadenza e prescrizione fiscali, principi che ovviamente vanno a vantaggio del fisco, non dei contribuenti.
Tendenza di fondo
Sono solo due esempi di una tendenza di fondo, le cui ragioni prime sono spiegate nei precedenti paragrafi.
Visto che comunque la creazione di moneta è tuttora vincolata all’emissione di debito pubblico, pur con la sospensione dei parametri europei, quel debito viene comunque creato e, come volevasi dimostrare, l’esecutivo non può prescindere da questo e correlatamente tenta di limitare il quantitativo di emissione monetaria, correlato alla esigenza di contrastare gli effetti economici del contagio.
Forse le misure eccezionali sbandierate dal premier sono tutt’altro che tali, se analizzate con il parametro dei meccanismi che presiedono alla loro copertura finanziaria.
E forse, anzi, secondo il mio parere sicuramente, prima ancora di pensare a come studiare tecnicamente il relativo elaborato normativo, bisognerebbe pensare appunto a provvedimenti di portata storica, quale una completa rivisitazione dei processi che presiedono all’emissione di nuova moneta e di nuovo debito pubblico.
Ma tant’è, come si usa dire, il giorno si vede dal mattino, e chi nasce tondo, difficilmente muore quadrato.
Ma vorrei terminare con una nota positiva.
Dove porterà i mercati e l’economia la crisi attuale?
Da alcune news parrebbe che la Cina sia arrivata a nuovi contagi pari a zero.
Circostanza che confermerebbe l’ipotesi di un culmine ormai raggiunto.
A maggior ragione, se a tale dato corrispondesse quello di una decrescita in altri stati nei prossimi quindici giorni.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT