PIR: strumento di investimento e di agevolazione fiscale. A chi conviene?

PIR

I PIR sono uno strumento di investimento. Il termine è un acronimo, dalle iniziali di piano individuale di risparmio, anche se in realtà, pur non esistendo come strumento previsto dalla legge prima del 2017, sono in sostanza dei fondi di investimento.

Cosa sono i PIR?

Procediamo con ordine, analizzando alcuni aspetti essenziali di questo strumento di investimento.

La loro specificità, rispetto ad un fondo di investimento, riconduce sostanzialmente alla normativa fiscale in materia, che rappresenta certamente una forma di agevolazione fiscale di un certo rilievo.

Ai risparmiatori viene garantita, a condizione che il relativo programma di investimento sia realizzato per un periodo di almeno 5 anni e se vengono soddisfatte altre condizioni, l’assenza di tassazioni, a differenza di quanto previsto per altri strumenti finanziari.

Ulteriore forma di specificità è l’essere riservati alle persone fisiche, non potendo essere sottoscritti da persone giuridiche o aziende.

Tuttavia, a fronte degli indubbi vantaggi fiscali e, anzi, proprio in considerazione di questi, la normativa di legge pone anche dei precisi limiti alla possibilità di investimento in questi strumenti.

Ogni singolo PIR non può superare i 30mila euro di investimento. E un singolo investitore non può superare i 150.000 euro di investimento totale.

Quanto alle destinazioni, alle asset allocation in cui investono i PIR, esiste ampia possibilità di scelta per il gestore, spaziando dalle azioni alle obbLigazioni, ma potendo investire anche in fondi di investimento ed in conti correnti bancari.

Quali le novità normative del 2020?

Tuttavia proprio a partire dal 2020 si sono introdotti alcuni vincoli.

Ma, analizzate le principali caratteristiche dello strumento, ci domandiamo: vale la pena investire in questi strumenti?

A nostro avviso, i vantaggi fiscali non devono far dimenticare che, in sostanza, si tratta di investire in asset scelti e gestiti da soggetti terzi.

Ed in tal caso, ovviamente, la cosiddetta fiscalità di vantaggio potrebbe trovare un preciso contraltare nelle scelte non ottimali da parte del gestore.

Convengono realmente?

In altri termini, quel che si guadagnerebbe in vantaggi fiscali, potrebbe essere risucchiato dalle performances negative subite dal PIR.

Pertanto questo strumento è indicato solo per chi decida di far gestire il proprio patrimonio da altri e, volendo approfittare dei vantaggi fiscali, si dovrà comunque avere un orizzonte di investimento almeno quinquennale.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT