Nell’analizzare il Bund Future, la prima osservazione rilevante, in termini macroeconomici, è che si tratta di uno strumento ormai con rendimenti negativi distribuiti lungo l’intera curva dei rendimenti.
Questo aspetto pone all’attenzione dell’analista il fenomeno dei tassi negativi.
Che senso hanno i tassi negativi?
Si parla spesso di impiego del denaro, quasi sempre in termini di investimento, come impiego appunto remunerativo, tale da produrre un ritorno positivo.
Nel caso dei rendimenti negativi, che possono essere tipici di terminate fasi economiche, potremmo dire che il denaro viene depositato presso determinate istituzioni, ed il rendimento negativo è quindi il costo che bisogna sostenere per tale deposito.
Invece di investirlo, il denaro è depositato.
Deposito che potrebbe essere considerato alternativo a situazioni come detenzione presso le proprie camere blindate o forzieri, comunque presso locali di cui si dispone personalmente, et similia.
Non a caso, era di qualche tempo fa la notizia che alcuni istituti elvetici stavano valutando l’opzione di indirizzare le proprie disponibilità, invece che presso la BCE, in forzieri privati, e si stavano appunto analizzando i costi delle due diverse scelte.
I riflessi sul Bund Future
E’ però evidente che la normalità del concetto di impiego del denaro sia quello di investimento, non di deposito per tutelarlo, ad esempio, dai furti.
Di pari passo con la conformazione normale della curva dei rendimenti, che dovrebbe essere rialzista, mentre invece ha assunto pendenza ribassista.
Parrebbe quindi naturale che, in un siffatto contesto, si vada poi diffondendo quanto meno un minor interesse per impieghi come il bund, che sicuramente porterebbe ad un ritorno negativo sull’investimento, nell’ottica della detenzione del titolo fino alla scadenza.
E’ quindi giunto il momento dell’inversione?
Analizziamo la situazione con due diversi strumenti.
Proiezione del range minimo/massimo e proiezione con quadrato di Gann.
Proiezione del range minimo/massimo sul Bund Future.
Partiamo dal seguente grafico a barre mensili.
La freccia verticale a sinistra individua un range minimo/massimo, che poi viene proiettato sul punto di rottura rialzista.
Otteniamo in tal modo un target di prezzo.
La freccia orizzontale indica il tempo trascorso dal minimo alla rottura del massimo, e viene proiettata sulla destra. In tal modo si invidua un setup temporale, entro cui dovrebbe essere raggiunto il target di prezzo.
Le quotazioni raggiunte ad agosto e settembre paiono aver centrato il target di prezzo entro il setup temporale, come possiamo notare nella parte destra in alto del grafico.
Quadrato di range
Passiamo quindi ad una diversa proiezione, effettuata con il quadrato di range di Gann.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT