Banche in forte ribasso a Piazza Affari. Giorni fa la mancata o comunque smorzata “ rivendita” di alcuni dati macroeconomici eccellenti ci aveva fatto dire che sera un brutto segnale per la tenuta del Governo.
E così è stato.
Non vogliamo qui entrare nei meandri politici di una delle classiche vicende partitiche che discendono ancora una volta da un susseguirsi di sistemi elettorali che paiono studiati affinché periodicamente si finisca in queste penose situazioni.
Parliamo di Borsa ed in particolare del perché la crisi di Governo sta colpendo soprattutto i titoli bancari.
Crisi di Governo= banche ko
Vediamo di riepilogare i motivi principali del perché proprio le banche soffrono maggiormente una crisi di Governo:
1 VOLATILITA’ . il primo motivo è semplice e non deriva tanto dalla importante capitalizzazione che le banche ricoprono all’interno dei nostri indici di Borsa.
Trattasi piuttosto di una conseguenza diretta della elevata volatilità che i titoli bancari hanno inserito nel proprio DNA in progressione geometrica dalla crisi del 2008 in poi.
Per poi stabilizzarsi tra il segmento di titoli più volatile in assoluto.
In pratica hanno preso il posto in passato occupato dai titoli tecnologici.
2 DETENZIONE DI TITOLI GOVERNATIVI: è risaputo che una parte significativa delle somme erogate dalla BCE le banche l’hanno posizionata in obbligazioni governative.
Ora, dopo una fase di interessantissima ripresa dei prezzi ed abbattimento dello spread la situazione si è nuovamente capovolta.
Spread in aumento e dunque corsi dei titoli in calo.
Cosa che induce ovviamente sofferenza nei bilanci bancari prossimi venturi.
Tanto più che se si voterà in autunno si avranno poi alcuni mesi di assestamento e quindi, ammesso che ai mercati piacciano i futuri governanti, avremo alta volatilità su spread, BTP e Borse almeno per un semestre.
BCE: quale mossa?
3 BCE bloccata nel riacquisto di titoli: ma la cosa peggiore è che ora, con una crisi di Governo in corso, le mosse della BCE potrebbero venire in qualche modo frenate se non stoppate.
Ben difficilmente infatti Draghi potrà attivare quella manovra ad ampio spettro di riacquisto di bond, quindi presumibilmente anche di quelli tossici che aveva recentemente ventilato.
Sarebbe subito tacciato di volere favorire e sostenere il sistema Italia in crisi.
E sappiamo quanto Draghi abbia fatto valere il suo ruolo super partes in questi anni.
Talvolta lo abbiamo criticato ma su questo punto è sempre stato irreprensibile e difficilmente cambierà approccio nella fase conclusiva del suo mandato ai vertici della BCE.
Solo una crisi dell’intera UE potrebbe sostenere il comparto
Di seguito a questo ragionamento di equanimità di Draghi viene da pensare una cosa un po’ particolare.
Ovvero che solo una crisi sistemica delle banche UE nel loro complesso potrebbe favorire quelle mosse ad ampio raggio che ora la crisi di governo italiana rischia di bloccare come sora descritto.
Delle criticità di Deutsche Bank e Commerzbank sappiamo bene.
Per vedere una BCE in movimento serve sperare che il sistema delle banche UE in generale necessiti di supporto.
Quadro grottesco ma d’altronde anche la nostra ennesima crisi di Governo lo è.