Borse: i motivi di un possibile collasso dal 2020

borse, seduta

Tendenzialmente siamo e restiamo ottimisti sulle dinamiche dell’economia mondiale, dei mercati e delle Borse per i prossimi anni.

E’ sempre giusto però guardare oltre le idee del momento e prefigurarsi quali scenari potrebbero smentire quanto nelle aspettative.

Vediamoli.

Inefficacia delle mosse delle Banche centrali

Nell’ “era della dominazione monetaria”© il rischio più grosso rimane quello che improvvisamente le manovre monetarie della banche centrali perdano di efficacia.

Un po’ quanto accaduto in Giappone da decenni arenatosi con alterne fortune nell’era dei tassi a zero.

Poi si sa i giapponesi, pur tra alti e bassi evidenti, sono in qualche modo sopravvissuti a questa anomalia di sostegno monetario continuo e crescita controllata.

Però è giusto segnalare come il Nikkei sia poco oltre la metà strada rispetto ai suoi massimi storici di inizio anni ’90.

La ripetizione di un simile scenario potrebbe comportare un prezzo molto alto proprio per le Borse internazionali.

E qui sta il punto, dopo la crisi sub-prime gli interventi delle banche centrali si sono sempre rivelati risolutivi e proprio per le Borse l’efficacia è stata più evidente e protettiva.

Specie in area UE, il sostegno ai mercati finanziari ha certamente funzionato meglio che non quello riservato ai cittadini e alle aziende.

Trascurando appunto per un attimo l’economia reale cosa potrebbe fare sì che le Borse e i mercati finanziari in genere non reagiscano più alle cure monetarie?

I rischi più rilevanti vengono dal debito, pubblico e privato

Le mosse espansive di politica monetaria hanno ottenuto sui mercati un duplice effetto.

Da un lato si sono abbattuti i rendimenti delle obbligazioni sia pubbliche che private dall’altro di conseguenza reso l’investimento azionario il più appetibile ed attraente.

Certo le mosse monetarie hanno ampliato il debito e quindi potenzialmente il rischio.

Ma i rendimenti sono calati proprio perché parte di queste risorse è stata utilizzata per acquistare debito pubblico e calmierarne i tassi.

Che poi tutto questo denaro fresco sia stato a sua volta convertito in debito è tutto da dimostrare.

A parte questo, il rischio prossimo venturo è che sul mercato parta un’ ondata di speculazione ribassista sui corsi del debito pubblico americano e che la FED, stavolta, non sia pronta e rapida nell’intervenire.

Debito pubblico USA e mercati: occhio alla Cina

In realtà al momento non vi sono segnali di allarme in vista.

Ma Donald Trump farà bene a tenere a mente che la Cina detiene, nonostante recenti dismissioni, circa il 18% del debito pubblico americano…

Una enormità!

Se poi oltre a una svendita cinese la FED dovesse fare fronte anche a un codazzo di venditori arabi o di grandi hedge fund ecco che la situazione potrebbe davvero deflagrare in una crisi che richiederà anni per essere smaltita.

Mercati: rischi minori, soluzioni più rapide

Casi minori in salsa greca che non riguardino il colosso Stati Uniti avrebbero comunque tempi di soluzione più breve e un impatto globale più limitato.

La stessa Italia, spesso catalogata a rischio, in caso di (non ce lo auguriamo di certo!) default porterebbe una ondata di negatività internazionale rilevante.

Poi però, nel tempo, la cosa continuerebbe ad avere effetti negativi principalmente a livello locale, per noi italiani che in sostanza, probabilmente, perderemmo anche la nostra già residua sovranità.

E questo scenario varrebbe per qualsiasi altra nazione a cominciare dalla rivoltosa Francia che vive una situazione sociale ben peggiore della nostra.

In conclusione una vera inversione di lungo termine sui mercati al momento pare potere essere collegata, non a caso, soltanto a una inversione di marcia della locomotiva globale: gli Stati Uniti d’America.