Minibot e riserve aurifere: verso il piano B?

minibot

Negli ultimi tempi la scena politica italiana è stata dominata da diversi temi fra cui i minibot. Inoltre abbiamo assistito non solo dalle divergenze tra i due partners di Governo, ma anche all’interno delle singole forze politiche.

In particolare la Lega ha visto contrapporsi, le posizioni di Borghi e di Giorgetti.

Favorevole ai minibot il primo, contrario il secondo.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Minibot e riserve aurifere

Un altro tema ridiventato di attualità, ma di cui si discute da tempo, riconduce alla questione della proprietà delle riserve d’oro della Banca d’Italia.

Non è mai stato espressamente chiarito, dalla nostra legislazione, se tali riserve appartengano allo Stato oppure no.

Le conseguenze non sono di poco conto.

Una proprietà statale ne consentirebbe la vendita, con un ritorno di 90/100 miliardi circa, alle attuali quotazioni.

Un’entrata di rilievo, proprio in una fase in cui si stanno cercando coperture finanziarie per realizzare programma di Governo ed evitare la procedura d’infrazione europea.

Vedremo, nel prosieguo di questo articolo, cos’hanno in comune la questione minibot e riserve aurifere, ma per il momento concentriamoci su queste ultime.

Come dicevo, non è mai stata chiara la questione della proprietà di queste riserve.

Peraltro una parte consistente non si trova neppure nei forzieri di Bankitalia, ma all’estero, in particolare negli USA.

Questo per evitare all’epoca della “guerra fredda” il rischio che se ne impossessasse la Russia sovietica.

Minibot: Bankitalia è statale?

In effetti, a ben vedere, neppure la Banca d’Italia può essere considerata un organismo pubblico, di proprietà statale, visto che la sua compagine azionaria riconduce ad una pluralità di quote societarie detenute da banche diverse.

Anche se ovviamente la sua funzione è di interesse nazionale.

Quanto alle riserve, proprio definendone la proprietà statale una volta per tutte, sembra essere indirizzato  il disegno di legge Borghi.

Altri tuttavia dissentono da tale prospettiva, osservando che le riserve aurifere devono svolgere una funzione pubblica, e non essere messe a servizio dei conti pubblici.

Ne conseguirebbe che, anche in caso di vendita, il relativo importo non potrebbe costituire un’entrata nei conti statali.

E’ evidente in questa fase, come dicevo, il tentativo di trovare nuove forme di copertura finanziaria, e di qui anche proposte come i minibot.

Il filo conduttore di tali tesi, a prescindere dalla loro condivisibilità o meno, riconduce alle  profonde difficoltà nel trovare coperture finanziarie sufficienti agli obiettivi di finanza pubblica.

Minibot: e se andasse in onda un piano B?

Secondo questa ipotesi, formulata da taluni osservatori politici, sarebbe rilevante la circostanza che, ormai, i tempi per un eventuale voto anticipato a settembre non ci sarebbero.

Pertanto verrebbe esclusa l’ipotesi di voto anticipato.

Di qui l’ipotesi di una caduta del governo che, proprio per i tempi tecnici, darebbe poi luogo ad un probabile esecutivo tecnico.

Sarebbe un modo di trarsi d’impaccio da una situazione che si ha difficoltà a gestire, come denotano anche certe ipotesi come minibot e riserve aurifere.

Resterebbe da vedere su quale terreno si aprirebbe la crisi, ma poi l’obiettivo sarebbe raggiunto, quello di non dover mettere mano alla prossima finanziaria.

Comunque di temi di confronto tra 5 stelle e leghisti ne esistono diversi, dalle tasse alle autonomie regionali.

L’occasione sta quindi dietro l’angolo, e questo scenario non può essere escluso.