Il momento della svolta per la guerra dei dazi è arrivato? Forse, almeno secondo quanto dichiarato dal segretario al tesoro Steven Mnuchin secondo cui l’accordo commerciale USA-Cina è completo al 90%. E le borse ringraziano.
Accordo commerciale USA-Cina completo al 90%
Secondo Mnuchin, infatti non solo l’accordo commerciale USA-Cina è completo al 90% ma ci sarà anche modo di portare a termine tutto per sabato. Ovvero quando, durante il meeting del G20 in Giappone, il presidente degli Usa Donald Trump incontrerà il suo omologo cinese Xi Jinping sabato al summit di Osaka, in Giappone. Lo scopo, stando alle parole del ministro, è quello di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative per ottenere nuovi accordi commerciali equilibrati.
Una notizia che, sebbene sperata, non era stata mai sbandierata con così palese ottimismo da un rappresentante dell’alta diplomazia statunitense. La stessa Bank of America aveva pubblicato recentemente un suo sondaggio in cui i ⅔ degli intervistati, pur non credendo in un aumento delle tariffe doganali, si dichiarava comunque scettico sulla possibilità di un accordo.
La guerra dei dazi
I colloqui erano stati interrotti all’inizio del mese di maggio dopo che Trump aveva dichiarato che la Cina stava tentando di rivedere i diversi punti in discussione. In realtà, però, la guerra commerciale vera e propria dura ormai da circa un anno e mezzo. Una decisione che faceva parte già del programma presentato durante la campagna elettorale.
La strategia Usa
Indubbio che in un clima di incertezze e con il pericolo di una serie di schermaglie con l’Iran, schermaglie che potrebbero portare ad un aumento delle tensioni anche sul fronte del petrolio, Washington preferisca, se non chiudere, per lo meno mettere in stand-by la questione dazi. Per questo motivo il ministro ha parlato di una possibile intesa per la fine dell’anno purché, ha sottolineato “si facciano sforzi da entrambe le parti”.
Le conseguenze della guerra dei dazi
Le prime conseguenze della guerra dei dazi è stato un generale rallentamento degli scambi oltre che delle incertezze sui mercati.
Una pesantezza che si è trasformata in zavorra per un’economia mondiale già di per sé a rilento. Risultato: dati macro in peggioramento che hanno contribuito a convincere le banche centrali, Fed in testa, a rimettere in gioco le strategie di accomodamento monetario che si pensava di ritirare.