In mattinata è stato pubblicato il dato del PIL dell’Unione Europea a +1.2% esattamente in linea con le attese e anche col dato precedente.
Possiamo interpretarlo come un dato positivo e sufficiente o scarso e premessa di un vero rallentamento economico?
Dalla reazione delle Borse è difficile capirlo.
In accezione positiva i mercati tengono perché soddisfatti, in valutazione negativa le Borse tengono comunque perché si avvicina la concreta prospettiva di aperture monetarie da parte della BCE.
Principali dati macroeconomici UE della mattinata
Vediamo comunque riassunti in tabella i principali dati macroeconomici di giornata riguardanti l’UE:
Variazione livello di occupazione (Trimestrale) (1° trim.) | 0,3% | 0,30% | 0,3% | ||||
Variazioni livello di occupazione (Annuale) (1° trim.) | 1,3% | 1,30% | 1,3% | ||||
PIL (Annuale) (1° trim.) | 1,2% | 1,20% | 1,2% | ||||
PIL (Trimestrale) (1° trim.) | 0,4% | 0,40% | 0,4% |
Tutti dati in linea col consensus. Niente di esaltante ma nemmeno si accende il cerino della paura…
Analizzando meglio, vediamo che un +0.4% trimestrale promette un miglioramento anche del futuro dato annuale.
Ovviamente se confermato nei prossimi trimestri…
Del PIL abbiamo scritto, aggiungiamo che i prossimi dati su consumi e produzione già ci chiariranno se andiamo verso una crescita ovvero se dobbiamo temere un rallentamento.
E mai va dimenticato che mentre in America la FED dispone di 2,5 punti percentuali di tassi da poter gradualmente tagliare la BCE parte dal tasso zero.
Pertanto in caso di criticità economiche, per ora solo latenti, Draghi & co dovranno lavorare molto di fantasia.
Il TLTRO già impostato per settembre da solo non basterebbe.
Buona tenuta dell’occupazione
Tutto sommato, ancora più del PIL, il dato odierno dai contenuti più positivi è quello sull’occupazione.
Perché se è pur vero che il +1.3% era nelle attese è anche vero che stiamo parlando di un dato che in valore assoluto caratterizza i mesi migliori.
E poi sappiamo quanto l’occupazione sia alla base del ciclo economico.
Da qui partono i consumi, la produzione, le entrate fiscali, i nuovi investimenti e a cascata nuova occupazione.
Parrebbe veramente semplice innescare questo ciclo virtuoso ma l’esperienza ci insegna che non sempre è così.
Specie quando si è più attenti a parametri astratti che non al bene comune.